lunedì 28 settembre 2009

La guerra dell'editoria videoludica

E' d'attualità e se ne sta parlando molto, una guerra che sta fecendo venire a galla storie di odio e amore come non ne leggevano da tanto tempo. Questo il mio intervento su di un blog in cui si continua a discutere animatamente:

"Ma onestamente, e lo chiedo a tutte le persone di questo blog, come pensate di poter parlare di “etica”, “rispetto” o “tabelle” quando è un intero sistema, quello del mondo videoludico in Italia, che va a puttane? Quando ti ritrovi direttori d’azienda, buyer, commerciali, direttori marketing, agenti (raccapriccio) e chi più ne ha più ne metta, che sono stati messi lì perchè nei magici anni 90 non c’era gente preparata o in grado di coprire certi ruoli e si scelse “quello che sa la differenza tra un pc e una console”. Quando un giorno ti trovi quella persona in Leader e il giorno dopo in Halifax, quando realtà che hanno fatto la “vera” storia del settore non sono neanche conosciute dalla stampa, quando l’editoria trade “seria” si chiama TIM o Gamestore, quando quello che è amico di quell’altro può farti vendere determinati prodotti perchè ci vai in vacanza assieme, quando la concorrenza sleale si chiama “catena americana”, quando le tangenti del nuovo millennio ora vengono semplicemente riassunte in un bel “contributo mktg”, quando la distribuzione è assassina e pretenziosa o quando guadagni 10€ dopo averne investiti oltre 300€ in una cavolo di console.
E’ il sistema marcio, non mi soprende leggere questo fiume di parole, nè di editori farlocchi che si spacciano per tali, ci vuole un bel reset, questo settore deve partire da ZERO con FACCE NUOVE. Siamo la sorella minore della politica Italiana."

giovedì 17 settembre 2009

Effetto Contrario

Stavo facendo la spesa al Carrefour (nota fucina di idee) quando mi è venuta in mente una cosa che reputo molto interessante. Ormai lo sanno anche i sassi, Nintendo con il suo Wii ha sdoganato il concetto di videogioco hardcore per portarlo nella casa di tutti grazie a titoli semplici ed immediati oltre a controlli praticamente accessibili a chiunque. Il famoso casual gamer, così è stato definito questo target, ha portato molta gente, soprattutto addetti al settore, a chiedersi una cosa abbastanza semplice: questo cliente diventerà mai un videogiocatore appassionato? Comprerà più giochi durante l'anno? Farà il grande passo e diventerà un hardcore gamer?
Tralasciando le ovvie risposte, mi sto rendendo conto che un processo esattamente contrario si sta sviluppando sempre di più. E cioè il passaggio da hardcore a casual! L'ho notato in persone che conosco e i motivi sono sotto gli occhi di tutti, meno tempo per giocare, possibilità di passare una serata diversa con la propria compagna/fidanzata/moglie/famiglia/amici, necessità di spendere poco (i giochi Wii in media costano 10/15€ in meno rispetto a quelli 360 o PS3) e mille altri motivi che non starò qui ad elencare.
Personalmente credo che alla stato attuale il mercato sia in grado di supportare senza problemi entrambi i target, ma ho sempre più la sensazione, grazie anche al cambiamento in atto di cui sopra, che la strada che verrà intrapresa non sia propriamente quella che più mi aggrada.

martedì 15 settembre 2009

Sempre loro

Sono appena tornato da un veloce visita al mio Gamestop di sfiducia. Entrato tranquillo ed uscito con l'orticaria. Detto questo e tralasciando le classiche banalità (giochi venduti aperti, prezzi dell'usato da usura e chi ne ha più ne metta), ho notato che ultimamente vengono proposti sempre più spesso giochi import provenienti da mercati paralleli come quello UK o USA. Certo che la cosa sia assolutamente legittima, mi chiedo come reagirebbero i vari distributori Italiani venendo a conoscenza della situazione, visto e considerato che in altre occasioni non hanno esitato ad alzare la voce contro piccoli/medi retailer del mercato. Sapete come? Faranno finta di nulla, perchè è troppo conveniente e perchè Gamestop porta in cassa sempre tanti soldi.
La cosa mi fa anche venire in mente un altro discorso, se anche una catena così decide di importare prodotti dall'estero, ipotizzando quindi abbiano un utile maggiore ed un prezzo al pubblico spesso più basso, non sarà che i nostri cari e vecchi (troppo a dirla tutta) distributori nazionali abbiano tirato un po' troppo la corda? Io ne sono certo, e l'importazione parallela ne è una dolce conferma.

GamePro chiude

Ci ho messo due mesi per decidermi a scrivere qualcosa, alla fine la chiusura di GamePro mi ha dato l'input per iniziare. Cosa dire, personalmente reputo la rivista una delle poche, se non l'unica in Italia, in grado di parlare di videogiochi in modo finalmente serio, dando a questo medium l'importanza che merita. Purtroppo, con la sua chiusura, ho avuto per l'ennesima volta la conferma che in Italia, per ora, non è possibile trattare l'argomento in modo serio, troppa disinformazione, superficialità e impreparazione, cosa che si riflette chiaramente anche nel modo in cui questo settore viene gestito. Partendo dall'editoria stessa per arrivare ai "piani alti" fatti di gente che difficilmente coprirebbe quel medesimo ruolo in altri settori dell'industria.
Sono e rimango comunque fiducioso, credo che nel giro di alcuni anni e con tante facce nuove qualcosa anche da noi si muoverà.
GamePro è morto, lunga vita a GamePro.