mercoledì 31 marzo 2010

Il Potere Delle Idee (E Dei Soldi)

A molti potrà sembrare strano mentre ad alcuni no (pochi fortunati), ma i prodotti di merchandising che affollano il mercato videoludico oggi sono figli di idee nate diversi anni fa dalle menti e dalla passione di persone che questo settore lo hanno praticamente creato.

Non è una novità, lo so, le idee nascono sempre dal basso per poi essere, inevitabilmente, rubate o copiate da chi ritiene di avere più potere economico e di vendita. La lotta odierna a colpi di distribuzioni più o meno ufficiali di accessori e gadget non sono altro che conseguenze di accerchiamenti attuati da parte di gruppi o aziende che, in mancanza di idee (questo avviene sì e no 365 giorni l'anno), non trovano altra scelta che seguire l'onda generata da altri o far credere alla gente di aver scoperto il prodotto dell'anno dopo anni di affannose ricerche.

Spesso la realtà è ben diversa e fa veramente rabbia vedere gente preparata e con idee veramente all'avanguardia, vedersi rubato tutto in nome di numeri e fatturati fantasmagorici tutti da dimostrare. Riescono a reggere qualche anno finchè qualcuno non decide che è tempo di aggiornare il proprio vecchio catalogo aggiungendoci prodotti che fino a qualche mese prima non sapeva neanche esistessero. L'obiettivo è sempre lo stesso, vediamo chi ha le palle e la bravura di aprire un nuovo segmento di mercato e poi ce lo prendiamo a piene mani!

Ho vissuto una situazione simile in prima persona, dove una distribuzione ben lanciata e che generava numeri più che buoni, dopo anni di sacrifici, è stata completamente fatta a pezzi nel momento in cui un concorrente decise che quel marchio meritava di "meglio". Così senza neanche accennare ad un contatto diretto con l'azienda distributrice e magari proporre un'alternativa valida alla distribuzione, si decise di andare direttamente alla fonte, srotolare un rotolo di carta igienica con numeri e fatturati futuri e convincere così il produttore che il mercato aveva bisogno di un nuovo retailer.

Si arrivò alla conclusione che la soluzione migliore fosse quella di avere due distributori nazionali!

Risultato? Mercato spaccato, prezzi differenti (chi subentrò si sentì in diritto di abbattere i prezzi per fare quella famosa terra bruciata di cui sopra senza neanche discutere una possibile strategia collaborativa), clienti disorientati, lamentele, problemi, sputtanamento conseguente del prodotto e progressivo abbassamento del target di vendita.

Se andate e chiedere un po' in giro, a chi questo settore lo conosce veramente e lo ha aiutato ad emergere, troverete storie simili a iosa. La conferma ennessima che a prescindere da tutto, molte volte l'idea, la passione e gli sforzi economici, da soli non bastano.

Ci vuole anche tanta, tanta, tanta, faccia da culo!

martedì 30 marzo 2010

Ogni Tanto Capita Anche a Loro

GameStop in causa per il DLC

Una “class action suit” americana chiede al retailer rimborsi per i contenuti DLC non utilizzabili sui giochi usati

La diatriba tra GameStop e i publisher che offrono contenuti DLC (scaricabili) aggiuntivi gratuiti solo per chi acquista il videogioco nuovo è destinata a intensificarsi dopo che una “class action suit” (causa collettiva) è stata intentata per (secondo quanto riportato dal sito IGN) “aver asserito in modo fraudolento, incorretto, illegale, ed aver volutamente fatto intendere con l’inganno, che i videogiochi usati offrono la possibilità di scaricare gratuitamente contenuti aggiuntivi mentre in realtà non è così”. La causa fa riferimento al fatto che DLC come mappe, personaggi e missioni sono garantite sulla scatola del videogioco ma (per esempio nel caso di titoli EA quali Dragon Age Origins, Battlefield Bad Company 2 e Mass Effect 2, non sono disponibili agli utenti del videogioco usato.

Fonte: www.E-Duesse.it

La Sfera Di Odino Non è Mai Stata Così Bella

Altro video che vale più di mille parole. Come disse tempo fa un giornalista sportivo: “viva i giochini adolescenziali!”

venerdì 26 marzo 2010

Ma Quanto Mi Costi

L’importazione di giochi da mercati esteri, ed in particolare Usa e Giappone, è stata il cavallo di battaglia di molti retailer indipendente sin dalla notte dei tempi. Una moda lanciata da marchi storici che dava la possibilità a tutti gli appassionati di provare titoli che, nella maggior parte dei casi, sarebbero arrivati in Europa solo mesi dopo o che addirittura non sarebbemo mai stati distribuiti (succede ancora oggi).

Fino a diversi anni fa, quando ancora internet non era diffuso come oggi, risultava difficile per la gente rendersi conto di quanto effettivamente un gioco proveniente dal Giappone potesse costare, cosa che invece ora è alla portata di tutti. Basta andare in un sito di riferimento qualsiasi (playasia.com su tutti), convertire lo yen in euro e il gioco è fatto.

Questa, ovviamente, è un’informazione decisamente parziale e una questione che spesso mi viene sottoposta riguarda proprio la differenza enorme di prezzo che si viene a creare tra il gioco distribuito in Giappone/Usa e quello venduto qui da noi. Spesso ci si becca la classica frase “siete dei ladri” o “faccio prima a comprarmelo direttamente là”, purtroppo la conoscenza di come funziona un’importazione è decisamente bassa e non è veramente mai facile convincere la gente che un’azienda che fa questo tipo di lavoro ha molti più passaggi, anche a livello economico, da sopportare.

Partendo dal presupposto assodato che il margine medio su di un videogioco è sempre molto basso, questo aspetto assume valore ancora maggiore quando si tratta di un’importazione. Il perchè è presto detto, basta dare un’occhiata alla procedura che un’azienda seria (mi raccomando, sottolineatevi questa parola) deve seguire:
  1. Trovare un fornitore serio che possa applicare prezzi di rivendita umani (cosa difficilissima);
  2. Cercare un corriere che applichi buone tariffe (scordatevi raccomandate o poste varie, il servizio viene prima di tutto, specialmente in un settore dove l’attesa non è quasi mai accettata);
  3. Acquistare minimo tra i 20 e i 30 pezzi (assortiti e non) in modo da ammortizzare i costi di spedizione;
  4. Consegna dei codici di sdoganamento al corriere per procedere all’operazione di calcolo dazi ed iva;
  5. Acquisto bollini SIAE per regolarizzare la vendita;
Tenendo anche conto del cambio spesso variabile possono capitare spedizioni con incidenze anche del 30/40% sul prezzo di rivendita iniziale del prodotto, una base di partenza già superiore al prezzo di vendita al pubblico nei paesi di origine.

A questo punto sta alla direzione interna all’azienda decidere quale ricarico applicare al prodotto e sperare così che la vendita possa coprire il costo dell’investimento (la clientela a volte è schizzofrenica, bastano 4/5 prenotazioni annullate e sono guai!) e raggiungere così un onesto guadagno.

Come si suol dire, è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare.

mercoledì 24 marzo 2010

Quella Sporca Dozzina

Ormai lo avrete capito, Gamestop (e soci) non mi sta molto simpatica, per uno e mille altri motivi. Seppur ancora nel settore non ho negozi di proprietà, anche se un mezzo progetto in testa ce l’ho, e non mi sento quindi colpito direttamente dal fenomeno americano in questione, ammetto però che, conoscendo le meccaniche/magagne che regolano questo settore, mi riesce difficile trattenere un sorriso ironico su molte delle cose che fanno.

Bisogna dargliene atto, hanno fatto e continuano a fare cose, a livello commerciale, imponenti e di successo. Hanno fatto moda si direbbe, una moda però con grossi limiti che molto spesso richiedono solo cinque minuti di ragionamenti per essere compresi. L’acquisto impulsivo è un fenomeno ben conosciuto così come l’abbaglio da promozione.

Si crede di fare un affare mentre in realtà le cose stanno decisamente in modo differente. Prendiamo questa genialata come esempio:


Fino a qualche tempo fa il costo della promozione era di 199€, ora come potete vedere è stato aumentato a 229€. Il prezzo d’acquisto di una console PS3 nuova è di 299€, quindi il risparmio sarebbe di 70€, non male se non fosse che per ottenerlo è necessario o svuotare parte dello scaffale con i giochi PS2 o regalare 3 giochi PS3/360/Wii.

Voglio però soffermarmi sulla prima parte e cioè quella relativa alle vecchia console di casa Sony, facciamoci due calcoli semplici assieme:
  • Richiesta: console PS2 + 10 giochi + memory card
  • Totale pezzi: 12
  • Valutazione singolo pezzo: 5,83€
Aggiungete le classiche restrizioni che vi impediranno di dare indietro determinati giochi (a meno che non siate amici di qualche commesso) ed ecco spiegato perchè, a volte, non ci vuole molto per capire quando qualcuno ti sta prendendo in giro.

Se proprio volete sbarazzarvi di roba “vecchia” (anche se il videogioco non invecchia mai! Sappiatelo!) fatevi un favore, utilizzate mercatini presenti nei vari forum specializzati o vendete su ebay, ne guadagnerete molto di più ed eviterete che qualcun’altro continui a specularci sopra.

venerdì 19 marzo 2010

The Art Of Games

Mentre in un gamerush di zona un commesso consigliava God of War 3 al figlio di 10 anni (viva il PEGI!) di una cliente che spero non ritorni mai più in quell’inferno ecco una serie di immagini prese da una mostra di arte videoludica organizzata ad Aosta, tanto bella quanto poco pubblicizzata a livello nazionale.

Altro Che Pennello Cinghiale

Continuo la mia personale rassegna video di capolavori, questa volta a colpi di pennello con Okami!

giovedì 18 marzo 2010

Finchè C’è Ico C’è Speranza

Sono un po’ stanco e non mi va di scrivere molto oggi, per questo cerco di tirarmi un po’ su il morale con qualche esempio di capolavoro videoludico. Oggi tocca ad ICO, alla faccia di quel 90% dei commessi della GD che non sa neanche cosa sia!

mercoledì 17 marzo 2010

Quel Maledetto Videogioco

In prossimità del lancio di un titolo tripla A non è raro leggere di gente impaziente di mettere le proprie mani sulla tanto agognata copia della limited edition di turno precedentemente prenotata. E mentre i negozi fanno a gara a chi rompe il day-one (il giorno che ciò non accadrà siete tutti invitati a cena, pago io!), ce ne sono molti altri che, incrociando le dita, sperano di ricevere quella misera copia ordinata dall’agente/distributore di zona così da non deludere la piccola clientela affezionata che ancora si ritrova.

Lurkando un po’ in giro tra i vari forum di settore, leggo spesso e a malinquore di gente che, preoccupata di non vedersi recapitata o consegnata la propria limited edition, minaccia ritorsioni psico-fisiche degne del miglior “arancia meccanica” o, più semplicemente, di non tornare mai più in quel negozio.

Purtroppo per loro e soprattutto per il retailer indipendente di turno (perchè è quello che in media se la prende sempre nel di dietro) questa situazione non è una novità nel settore e, con la diffusione sempre più massiccia di limited edition, si è ulteriormente accentuata. Lo scherzetto di turno, chiamato anche shortage, si viene a creare grazie ad un fenomeno di vendita che impone una ratio, spesso variabile e molte volte improponibile, tra l’acquisto di una normal e una limited edition. Questo vuol dire che, di base, un retailer per poterne acquistare una di MGS4/GOW3/FFXIII e così via, dovrà necessariamente prenderne un tot di normal. Purtroppo però, quando il rapporto medio è di 5(normal) a 1(limited) capirete che la faccenda si fa un po’ più seria. A complicare le cose poi, si aggiungono due fattori non meno importanti, in primis la data di consegna del prodotto, dove a volte basta anche solo mezza giornata di ritardo per far saltare un bel 30% delle vendite, in secundis l’annullamento improvviso del proprio ordine di limited edition per motivi che vanno dal “non ha mica confermato” al “erano veramente pochissime, ne abbiamo data solo una per ogni punto vendita gamestop, mi spiace!”.

Per certe gente quindi non è importante che dopo un mese quelle benedette limited siano ancora lì, ammassate tra uno pv media world ed un euronics di zona o in svendita presso qualche catena, la cosa importante è che tu, caro, vecchio retailer di zona hai appena perso l’ennesimo cliente per colpe non tue.

Di situazioni così ne ho viste veramente tante e, ancora oggi, sono molto diffuse, tanto che molti programmi di affiliazione evidenziano orgogliosi tra i propri punti forti, la possibilità di avere limited edition a volontà (c’è gente che ci crede purtroppo).

A parte la risata/pianto che questo aspetto può generare, dopo 20 anni di videogioco in Italia, siamo sempre qui a discutere di problemi che ancora oggi non si vuole o non si riesce a risolvere, tanto che tra i mille paradossi del settore, fa un po specie vedere il mega annuncio “apertura straordinaria a mezzanotte del 16 Marzo per la vendita speciale di GOW3 per PS3″ quando già qualche giorno prima, store della tua stessa catena avevano tranquillamente rotto il day-one.

Probabilmente sarà stata un’edizione straordinaria dell’edizione straordinaria!

lunedì 15 marzo 2010

Gran Bel Limbo

Si fa un gran parlare di cultura/arte videoludica con presunti programmi e idee di sviluppo che lasciano il tempo che trovano (è una storia lunga, ma presto ve la riassumerò).

Oggi mi sono imbattuto, però, nel video di un nuovo progetto finanziato dal governo danese (quando si dice: "essere avanti!!") e sviluppato da una piccola software house chiamata PLAYHOUSE che, da solo, vale veramente più di mille parole. Mentre qui si discute ancora sulla differenza tra videogiochi e pianola bontempi, in altri luoghi si da vita ad opere d'arte come questa:




Il titolo del progetto è Limbo, ricordatevelo e quando qualcuno vi chiederà di spiegargli cos'è un videogioco, fategli vedere questi benedetti 59 secondi.

sabato 13 marzo 2010

Diamo a Cesare Quel Che è Di Cesare

Sui distributori italiani se ne potrebbero dire a milioni e non sarebbero mai abbastanza, d’altra parte, non bisogna essere un esperto per capire che qualcosa non va. Bisogna però ammettere che la tanto odiata (da loro) importazione parallela made in UK di cui tutti parlano e che si manifesta di solito con prezzi al pubblico decisamente più bassi rispetto ai nostri, ha una sua storia dietro non tanto nascosta.

Molti mi chiedono spesso il perchè di questa differenza e, a pensarci bene, i motivi sono veramente semplici da elencare:
  • Svalutazione della sterlina
  • Fiscalizzazione differente
Il primo punto viene troppo spesso ignorato ma è alla base della caduta libera dei prezzi al pubblico di prodotti quali videogiochi ma anche elettrodomestici, high tech generico, televisori e molto altro ancora. Quello che, al cambio di qualche anno fa, veniva a costare esattamente come in Italia (se non di più) ora, in media, perde dai 15 ai 25€. E’ di qualche mese fa la notizia che i distributori inglesi, in particolare Nintendo, stessero pensando di aumentare il prezzo di vendita al pubblico in modo da rientrare in quella fascia di prezzo che, ad oggi, rimane decisamente lontana.

Il secondo aspetto è sicuramente quello meno conosciuto ma anche più influente sulla politica di vendita che viene adottata da questi, ormai famosi, e-commerce. Prendiamo ad esempio il sito play.com, uno dei primi insieme a cdwow.com, a lanciare la moda dei prezzi stracciati e spese di spedizione gratuite. La sede legale dell’azienda che possiede il dominio è a Jersey, una piccola isola posta nel Canale della Manica, con governo autonomo, quindi in grado di applicare leggi fiscali differenti da quelle adottate nel Regno Unito. L’isoletta in questione è anche classificata ed inserita nel database dei paradisi fiscali redatto dalla OCSE con oltre 30.000 società offshore registrate.

Facciamo uno più uno ed ecco spiegato il perchè di questa grossa differenza tra i nostri prezzi e i loro. Girando per l’Europa, appena possibile, cerco sempre di raggiungere un negozio specializzato così da farmi un’idea del prodotto trattato, come viene venduto e soprattutto a che prezzo. Non mi è mai capitato di trovare cifre inferiori a quelle qui presenti, anzi a volte anche superiori.

I distributori nostrani hanno ernomi colpe, politiche discutibili e pretese spesso eccessive, ma non possiamo certo ignorare che in questo caso specifico, la concorrenza (questa volta estera), si è data decisamente “da fare”.

giovedì 11 marzo 2010

Non è Così Facile

Una delle cose più difficili da spiegare ad un cliente che chiede con insistenza uno sconticino sulla console/videgioco di turno è che purtroppo, in questo settore, i ricarichi medi sui prodotti sono così ridicoli che la mitica frase “se te lo faccio non ci guadagno nulla”, questa volta vale per davvero!

E’ una frase fatta e giustifico pienamente il sopracciglio inarcato del cliente quando gli si risponde in questo modo, ma vediamo di analizzare la situazione un po’ meglio e cerchiamo di spiegare perchè, a volte, comprare qualche pezzo in più di un determinato prodotto può ridurre, se non addirittura azzerare completamente, il guadagno su di esso.

Prendiamo come esempio l’acquisto di una console PS3, attualmente con un prezzo al pubblico di 299€. A prescindere dalle quantità acquistare, in situazioni di mercato normali e nel caso di realtà indipendenti medio piccole il prezzo di acquisto si aggirerà intorno ai 280€. A fronte di un investimento simile si ottengono ben 19€ lordi di guadagno, capirete quindi che avere anche solo un pezzo fermo a magazzino significa annullare completamente il guadagno ottenuto a meno che non si siano vendute almeno 15 console e, credetemi, non è poi così semplice come potrebbe sembrare. Il discorso non cambia molto per quanto riguarda il videogioco, con la sola consolazione che l’investimento non è sicuramente paragonabile a quello fatto per delle console anche se i rischi rimangono assolutamente gli stessi e non sono certo aiutati dalle politiche di distribuzione di cui ho già parlato in passato.

La catena alimentare videoludica è così suddivisa:
  • Publisher – Distributore – Retailer – Retailer(2) – Cliente
  • Publisher – Distributore – Retailer – Cliente
  • Publisher – Retailer – Cliente
Il primo dei tre livelli di organizzazione, che è anche uno dei più diffusi per quelle piccole realtà nate da poco che non hanno la possibilità iniziale di rifornirsi direttamente dai distributori, è quello con più passaggi con conseguente abbassamento del guadagno finale. Quei 19€ potrebbero anche diventare 10€ o 5€ in base all’incidenza che potrà avere la spedizione sull’acquisto totale della merce e sulle scontistiche praticamente obbligate che verranno applicate dal primo retailer nei confronti del secondo.

Il livello intermedio non è molto differente dal primo con la sola certezza che, essendoci un passaggio in meno, quei famosi 19€ di guadagno tali erano e tali rimarranno.

Il terzo è ovviamente quello più vantaggioso ma, ad oggi, sono poche le realtà privilegiate che possono permettersi di rifornirsi direttamente dai publisher quali Sony, Microsoft e Nintendo (nel caso si parli di console e accessori), o Activision Blizzard, THQ, la sezione gaming di Sony, Microsoft, Nintendo e così via. Parliamo ovviamente di GDO, GDS e gruppi d’acquisto (argomento differente di cui parlerò un’altra volta), le uniche strutture in grado di collaborare direttamente con queste realtà traendone un vantaggio che, per il classico retailer di zona, non potrà mai essere raggiunto.

E’ dura, non lo scopriamo certo oggi, ma se fino a qualche anno fa il mercato permetteva comunque grosse vendite nonostante i bassi ricarichi, oggi la situazione è ben diversa e ci riporta al problema di cui sopra con l’aggravante che, tra crisi e concorrenza sleale, le vendite per i retailer indipendenti si sono decisamente abbassate e, allo stesso tempo, concentrare all’interno di realtà che hanno privilegi assolutamente ingiustificati.

mercoledì 10 marzo 2010

Guarda Che Novità

Quello che segue è un estratto dell’intervista fatta da Riccardo Colletti (Gamestore Weekly) a Paolo Chisari, general manager di Activision Blizzard Italia.

Su tutte crisi dei consumi e problematiche legate al credito?
Assolutamente sì. Ma non solo. Ad esempio, la pirateria continua a far sentire sempre più il proprio peso in senso negativo.

E poi?
La questione del day-one.

Può spiegarci meglio?
La situazione è ingestibile e quasi fuori controllo. Ma sul banco degli accusati ci finiscono sempre e solo i publisher. Diciamocela tutta. A “rompere” il day-one non sono le industrie, bensì i retailer. Grandi o piccoli che siano. Dunque, non dobbiamo essere noi i destinatari delle proteste. Voglio ribadire con forza un’altra cosa. Activision Blizzard ha subito la situazione nel caso di Call of Duty: Modern Warfare 2 (il top title venne lanciato nello scorso ottobre e fu soggetto a vendite anticipate rispetto alla data, ndr). Non l’ha affatto propiziata. Sia chiaro. Anche perché non ci guadagnamo niente. La storia si è ripetuta anche in avvio 2010.

Come si esce da questo gorgo?
Semplicemente rispettando le regole. Si vende il gioco nella data esatta di uscita. E neanche un minuto prima.

Ci vorrebbe una moratoria?
Non so quale sia la ricetta giusta. Certamente serve un approccio differente.

In che senso?
Non è possibile che ognuno rivendichi il diritto a “rompere” il day-one perché un proprio competitor lo ha fatto nel recente passato, o solo per timore che possa ripetere l’operazione. Così non si va da nessuna parte.

Premesso che apprezzo molto le parole del Sig. Chisari (soprattutto reputo molto interessante il discorso relativo alla moratoria), spero queste non si perdano nel vuoto come troppo spesso accade. Attualmente la politica è semplice, hai rotto il day-one? Ok allora lo faccio anche io. Invece che punire l’errore, questo viene usato come scusante per infrangere nuovamente le regole. La questione, e non è la sola, è vecchia come il mondo e va a braccetto con altre mille problematiche di cui molti si lamento e dove nessuno, alla fine, fa nulla.

Allo stesso tempo, non sarebbe male sensibilizzare anche quella grossa fetta di clientela che, soffrendo di qualche misterioso male, va immediatamente in astinenza nel malaugurato caso non riesca a ricevere il gioco qualche giorno prima del day-one. Non passa giorno in cui non si legga nei vari forum di gente che, in preda alla pazzia più totale, inizia a fare il giro di telefonate ai vari negozi nella speranza che qualche buon’anima decida di passare il prodotto sottobanco o semplicemente dare il via al toto “rottura day-one”.

Ammettiamo, c’è un leggero concorso di colpa e non sarebbe male che alla fine ognuno facesse la sua parte. In fondo un settore, per crescere, deve puntare non solo sulle persone che lo “governano” ma anche su quelle che lo amano veramente.

martedì 9 marzo 2010

La Professionalità Prima Di Tutto

Come tutti sapranno uno degli aspetti commerciali più importanti è rappresentato dal rapporto professionale che viene instaurato tra un tuo agente e il buyer della catena/negozio di turno. Una buona preparazione e conoscenza del prodotto unite ad abilità di vendita spiccate possono realmente fare la differenza in qualsiasi settore………

Ok rifacciamo! Scusate!

Come tutti sapranno uno degli aspetti commerciali più importanti è rappresentato dal rapporto di grande amicizia che viene instaurato tra un tuo agente e il buyer di turno. Una buona vacanza insieme, una sera a cena e l’altra pure, un regalo di Natale a caso ed un aiutino a tinteggiare la casa possono realmente fare la differenza nel settore del videogioco.

E’ questo che ti permette di vendere un prodotto in più, codificarne uno nuovo e riassortirne degl’altri. Un legame che però a volte sfocia nel ridicolo con situazioni alla stregua del cane con il padrone. Capitava infatti di dover comunicare al tuo cliente (perchè quel famoso buyer, cascasse il mondo è sempre un tuo, fottutissimo, cliente), via email le novità in arrivo a breve o semplicemente azzardare un’offerta che, in quel momento, si reputava molto vantaggiosa per lui. Errore clamoroso! Disturbato il bambin dormiente ecco liberarsi, improvvisamente ed imperiosamente, il cagnolino feroce di turno (il tuo agente, pensa che paradosso) che inveendo a più non posso ed utilizzando il miglior francesismo possibile ti faceva capire che il grande capo in quel momento non poteva essere disturbato e che ne aveva le scatole piene delle comunicazioni che, a fiotti, gli arrivavano ogni due o tre mesi!

Già, perchè le famose email non venivano certo inviate ogni giorno ma ad intervalli, neanche regolari, di qualche mese l’una dall’altra proprio per evitare che accadessero situazioni simili e nonostante, ingenuamente, si pensasse che l’agente di turno lavorasse effettivamente per noi.

Ovviamente il mercato, soprattutto in Italia, è relativamente giovane e trovare agenti di vendita preparati nel momento di massima ascesa non è stato facile, anzi direi quasi impossibile ed ora, per ovvie ragioni, ci ritrova con quello che allora venne raccattato. Sai la differenza tra una console e pc? Ottimo, sei dei nostri! Allargate questo concetto anche alle persone che occupano posizioni di un certo rilievo nelle varie strutture di ditribuzione o rivendita, e capirete che non è proprio tutto oro quello che luccica.

Per fortuna, lo ammetto, non tutti sono così, ma ricordare alcuni di quei momenti ora, mi fa sorridere e rattristare alle stesso tempo.

lunedì 8 marzo 2010

Il Vendor Dello Spreco

Il termine vendor è utilizzato per identificare il fornitore di una determinata struttura o catena di rivendita. Per celebrare la grande collaborazione che lega queste realtà ogni anno viene organizzato da Gamestop un evento chiamato vendor show, in cui i vari fornitori potranno mostrare in anteprima ai vari store manager/commessi i prodotti in arrivo durante l’anno. Questa è ovviamente la versione per la stampa, quella più vicina alla realtà dice che la festa in questione è un modo simpatico per gistificare una parte dei contributi marketing che regolarmente vengono “donati” dalle aziende di turno alla qui famosa catena (tranquilli, nessuna discriminazione, la lista in realtà è lunga e sappiamo tutti che la GD funziona, purtroppo, così).

Ammetto che inizialmente mi sono fatto ingannare anche io, anzi a dirla tutta è successo per ben due volte. Mi dicevo che alla fine l’idea non poteva essere così male, che in fondo presentare i prodotti in arrivo avrebbe potuto incentivare i vari commessi e store manager a puntare forte su quella guida o accessorio che avevamo solo noi e che tanto sembrava piacere alla gente.

Purtroppo mai previsione fu più errata, in primis grazie alla fantastica organizzazione che una volta ti permetteva di fare presentazioni in massimo 10 scarsi minuti, quindi con l’impossibilità di mostrare tutto quello che si vorrebbe, e quella dopo senza particolari limiti di tempo ma per piccoli gruppi di festanti persone che arrivavano a fiotti, con il risultato che dopo un’ora avevi la gola in fiamme, ripetevi la presentazione a memoria e la testa urlava pietà perchè non ne poteva più di gadget, guide e accessori vari.

In secundis perchè il time plan dell’evento non veniva praticamente mai rispettato e ci si trovare a fare cose improvvisate sognando un mezzo caffè per riprenderti dalla botta dopo aver scoperto che la maggior parte della gente era al piano di sotto, nell’atrio, a mangiare pizzette e chiedendo ad ogni vendor che passava in zona se avevano qualcosa da regalargli.

Evitiamo di parlare della location o del fatto che la tua zona presentazioni fosse confinata in un angolino sperduto, ma soffermiamoci invece su di un aspetto che in fase di organizzazione dell’evento ci fu caldamento consigliato di rimarcare. I regali!!! Dovete infatti sapere che già dalla prima edizione dello show, venne fuori il vero fulcro dell’evento e cioè la gara a chi si accaparrava il maggior numero di gadget, giochi, accessori e chi ne ha più ne metta. Ragalavi qualcosa? Venivi leggermente ricordato. Non regalavi nulla? Boh, vediamo come va, bel prodotto sì, ma non so se venderà. Fu il reparto marketing di Gamestop a consigliarci quindi di portare più roba possibile in futuro, perchè solo così c’era la possibilità concreta di motivare la forza vendita dell’azienda. Ecco cos’è il vendor show, un evento creato per i ragazzi, una festa per loro, un premio di fine anno, non certo un plus per tutti quei fornitori che avevano collaborato attivamente ed economicamente alla realizzazione di quella che si è infine dimostrata una farsa.

Dopo un paio di giorni faticosi, cibo pessimo, orari sfasati e spesso mai rispettati, nessuna collaborazione e addirittura LCD per la presentazione difettoso, si faceva rotta per casa sicuri che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta.

venerdì 5 marzo 2010

E’ Iniziata La Gara

Dimenticavo la famosa catena con due piedi nella fossa!

Il Day-One è Sempre Il Day-One


Il day-one di FFXIII è fissato per il 9/03/2010. Ieri 04/03/2010 il product locator di Gamestop dava questa bella notizia. E poi ci vengono a rompere le palle con minchiate come il personal gamer.

Amici Come Prima

Giorno di report e visita del supplier di turno in azienda. Si decide di andare a fare una colazione veloce per caricare le batterie insieme a mister fornitore.
Passati alcuni minuti fatti di cappuccini e brioches da 2000 calorie l’una arriva una telefonata a mister fornitore da mister kappa. Ecco il riassunto:

Mister fornitore: oh salve mister kappa, mi dica pure.

Mister kappa: salve, come sta? La disturbo ancora per sapere se ci sono novità per quella cosa lì, sa la proposta che le ho fatto.

Mister fornitore: ne abbiamo già parlato altre volte, non voglio ripetermi.

Mister kappa: lo so, lo so, ma guardi ci stavo pensando ancora e credo lei debba sapere che il suo attuale distributore non lavora bene, non riforniscono neanche tutte le strutture di vendita, noi sì invece.

Mister fornitore: non credo proprio, sono molto soddisfatto del lavoro fatto fin qui.

Mister kappa: guardi che con noi andrebbe tutto meglio, inoltre possiamo proporle alternative interessanti come produrre qui, con costi decisamente minori per lei.

Mister fornitore: assolutamente no.

Mister kappa: lo facciamo già per altri.

Mister fornitore: glielo ripeto non mi interessa, inoltre forse non si rende conto che lei già collabora con la concorrenza, non è assolutamente possibile lavorare così.

Mister kappa: capisco, nel caso cambiasse idea me lo faccia sapere.

Mister fornitre: certamente.

Eravamo tutti lì, contenti di constatare come la concorrenza in modo molto corretto cercasse di sviluppare la propria offerta rubando quella altrui, screditandone il lavoro e la professionalità.

Situazioni simili erano all’ordine del giorno e non spaventatevi, funziona così ancora oggi!

mercoledì 3 marzo 2010

E’ Stato Bello Finchè è Durato

Come sicuramente molti di voi sapranno, era di un paio di mesi fa la notizia che la famosa rivista The Games Machine a partire dal mese di Gennaio avrebbe smesso di allegare videogiochi. L’editoriale firmato in prima pagina che ne spiegava le ragioni si è scoperto essere un’imposizione da parte dell’editore nei confronti di una redazione a quando pare contraria all’idea.
Probabilmente sono stato uno dei pochissimi a ritenere tale progetto sì rischioso ma anche molto interessante e coraggioso. Un ritorno alle origini che oggi, ovviamente, viene nuovamente stracciato per tornare alle vecchie maniere. Da marzo infatti TGM allegherà nuovamente videogiochi alla rivista e si continuerà come se nulla fosse successo.
Lo so, commercialmente parlando questa scelta non fa una piega, ma come già dissi in passato invece che continuare a sviluppare una rivista, portando nuove idee ed approfondimenti di settore sui wc (luogo sacro per la lettura) di migliaia di videogiocatori, si punta nuovamente sulla vendita diretta di un prodotto che, purtroppo, non è la rivista stessa. Inutile nascondorsi, l’utenza media sceglierà una rivista rispetto all’altra in base al tipo di allegato/i che questa conterrà.
Certo, stiamo pur sempre parlando di Sprea, la casa editrice de “Il mio gatto”, “Professione camionista”, “Il mio giardino” e chi ne ha più ne metta, ma un briciolo di coerenza nelle persone a volte non farebbe male.

Io preferisco ricordarla così