mercoledì 5 maggio 2010

Ho Spostato La Baracca

Al diavolo guadagni esorbitanti grazie ad adsense! Ho deciso di spostare tutto l'ambaradan su wordpress: http://carjust.wordpress.com

E' stato bello finchè è durato!

martedì 4 maggio 2010

Halo 3 Believe Ad

Rispolvero questo spot televisivo di Halo 3 per il semplice gusto di poter dire: “cazzo figata!”

venerdì 30 aprile 2010

Ne Resterà Soltanto Uno

Il principale competitor di Gamestop in Europa è la catena inglese Game, storica insegna nata nel 1992 come Rinho Group e presente sul mercato con oltre 1.000 negozi sparsi tra Spagna, Francia, Scandinavia, Portogallo, Repubblica Ceca, Inghilterra ed Irlanda.

Qualche giorno fa, in riferimento al mercato anglosassone, sono stati resi noti i dati relativi alle vendite per l’anno 2009, che ha avuto un calo (seppur previsto in un periodo di crisi come quello attuale) del 28%. Questo risultato porterà all’inevitabile chiusura di 100 store entro il 2013. Tenendo presente che altri ne erano stati già chiusi, questa tendenza conferma i dubbi relativi  ad un’espansione territoriale scellerata attuata dalla catena in questione ed ora seguita a ruota dal suo competitor principale, Gamestop.

Il mercato inglese è, attualmente, il più importante in Europa, nonostante questo sta subendo un riassetto generale che, come potete vedere, sta portando alla chiusura di diversi punti vendita. Se analiziamo la situazione in Italia, quarto mercato per importanza, ritroviamo un trend che rispecchia, in modo molto simile, l’espansionismo scellerato portato avanti da Game ed ora replicato da Gamestop con aperture continue che attualmente contano 330 negozi di cui oltre la metà ha una metratura media di uno sgabuzzino.

Preso atto del fatto che il target fissato dai geni di cui sopra è 500 negozi solo in Italia (ripeto, quarto mercato in Europa e in calo di oltre il 10% rispetto all’anno precedente!), riesce così difficile capire che il punto di non ritorno (o di chiusura, fate voi) è dietro l’angolo? Annullata la concorrenza e creatasi così una competizione interna paurosa, quali altri target ci si potrebbe fissare? Ha senso continuare con questa politica distruttiva (per logiche di mercato) sapendo che in un futuro non tanto lontano il digital delivery potrebbe farti ciao ciao con la manina?

Non riesco a spiegarmelo, e vedere molte insegne storiche fare una fatica terribile per sopravvivere è un’ulteriore conferma di come il mercato rischi veramente di esplodere.

lunedì 26 aprile 2010

L’Anomalia Atto Secondo

Sono riuscito a recuperare l’articolo a cui facevo riferimento nel mio precedente post, non credo si debba aggiungere altro, ovviamente è permesso ridere, piangere, spegnere il pc, far finta di nulla o portare due giochi 360/PS3/Wii per acquistare la nuova limited fantasia esclusiva Gamestop!

“Questo Natale si è andati con la cosiddetta “mano pesante”. Ai consueti e immancabili volantoni di Gd e Gds, con sottocosti pesanti che hanno colpito indistintamente tutte le piattaforme (come potete leggere nell’inchiesta di pagina 38) si sono aggiunti spot televisivi trasmessi ad alta rotazione sui principali network nazionali che, oltre ai sottocosti, pubblicizzavano persino bundle e versioni delle console esclusive, acquistabili solo presso una determinata insegna. Quello che proprio TIM aveva previsto in questa sede alcuni mesi fa, criticando la politica adottata da alcuni publisher per la distribuzione delle special edition, si è avverato: si sono verificate situazioni di monopolio commerciale che hanno addirittura spinto un colosso come GameStop ad emettere un comunicato ufficiale rivolto ai publisher italiani in cui la catena, in futuro, minaccia di togliere dai propri scaffali e di non trattare più tutti i prodotti oggetto di promozioni esclusive presso altre insegne. Anche se si tratta in effetti di un’operazione portata avanti da una multinazionale per tutelare i propri interessi, questo potrebbe essere un primo segnale forte al mercato e forse, come pure noi ci auguriamo, un primo passo verso politiche commerciali più trasparenti che possano contribuire in futuro ad una crescita più sana di tutto il settore.”

Fonte: www.e-duesse.it (editoriale di Matteo Bonassi)

L'Anomalia

Tra le mille cose in grado di sbilanciare un mercato verso grandi distribuzioni (mal assistite) a discapito delle piccole realtà locali, ce n'è una che spesso passa inosservata ma che, in realtà, è lo specchio della slealtà che vige perenne in questo settore.

Si tratta delle esclusive di prodotto destinate a determinate catene atte, in modo imbarazzante, a concentrare le specifiche vendite in un singolo canale. Ci si trova così a vedere accessori, limited edition, console bundle o pseudo tali, venduti solo all'interno dei vari Gamestop, Media World, Euronics e così via, fino ad arrivare ai nostri amici di Blockbuster/Gamerush.

Non contenti quindi dei privilegi di cui già godono queste realtà, i vari distributori/publisher si sentono in dovere di dare un ulteriore schiaffo alla concorrenza con promozioni e strategie commerciali in nome di qualche numero di sell-out più preciso (è questo uno dei motivi!). La cosa che però mi ha fatto morir dal ridere è stato leggere un comunicato di diversi mesi fa (spero prima o poi di recuperarlo) in cui una di queste magnifiche strutture (se non ricordo male era proprio Gamestop) si lamentava della stessa questione, sottolineando come esclusive simili avrebbero inevitabilmente danneggiato le vendite a discapito di una corretta concorrenza di mercato.

Risultato? Dopo qualche messe ecco sbucare l'esclusivo bundle di turno nei negozi della suddetta, disperata, catena di negozi.

lunedì 19 aprile 2010

Meno Uno

Ho letto da poco il comunicato relativo allo scioglimento del contratto di distribuzione esclusiva tra la Ubisoft e Leader.

Il publisher francese cambierà modello di business per la commercializzazione dei propri prodotti in Italia

Leader e Ubisoft hanno sciolto il contratto di distribuzione esclusiva valido per le realtà non seguite direttamente dal publisher francese in Italia. Ubisoft, attraverso il general manager italiano Ricardo Cones, ha infatti esplicitato la volontà di seguire un business model differente: «Desidero ringraziare il Gruppo Leader per la grande professionalità e l’ottimo lavoro svolto in questi tre anni di proficuo accordo di distribuzione in esclusiva. Ubisoft è una società flessibile e aperta a interpretare tutti i messaggi del mercato e abbiamo deciso di adottare un nuovo modello di business che prevede una distribuzione aperta ai principali protagonisti del settore». Luisa Bixio aggiunge: «Siamo molto soddisfatti del percorso e del lavoro svolto sul mercato fino ad oggi con la filiale italiana del gruppo Ubisoft. Il publisher ha infatti deciso di tornare a una distribuzione aperta, ma i rapporti restano ottimi e di grandissima stima verso il management Italiano».

Fonte: www.e-duesse.it

A parte le banali dichiarazioni di facciata, questa è l’ennesima conferma di come il mercato distributivo in Italia stia lentamente cambiando linea. Nel momento in cui i publisher hanno deciso di intervenire sul territorio in modo diretto, si è andata a perdere la necessità di stipulare contratti di esclusiva con aziende che, fino ieri, rappresentavano l’unico vero canale di vendita verso quelle piccole/medie realtà che sono ancora oggi il cuore del mercato retail (in GD cambia poco o nulla).

Avevo previsto questo cambiamento già due anni fa (non sono un veggente, era ed è opinione di tutti) e, da una parte, non posso che rallegrarmi di questo. Le politiche fino ad oggi adottate dai vari distributori sono state a dir poco imbarazzanti e potersi sbarazzare di canvass e obblighi d’acquisto vari non può che giovare a tutta l’industria di settore.

Certo, sarà necessario allo stesso tempo monitorare le politiche di vendita che i publisher adotteranno e che in parte hanno già iniziato a fare, allo stesso tempo è inevitabile che una sub-distribuzione, seppur non esclusiva, dei prodotti si renderà ugualmente necessaria a causa della enorme frammentazione di mercato che da sempre rappresenta il nostro paese.

Conoscendo molte delle persone che siedono dietro le varie scrivanie, non mi sento così ottimista, ma ammetto che qualche timido passo finalmente è stato fatto.

giovedì 15 aprile 2010

La Forza Delle Idee

Sono rimasto in silenzio per qualche giorno sperando di trovare qualche bella idea o novità che valesse veramente la pena discutere.

Quando si parla di videogiochi non passa giorno senza che escano notizie, video ed immagini relativi ad un nuovo o vecchio titolo, progetti e fiere di turno, eventi e tornei, in due parole succede sempre qualcosa di interessante e la community enorme che si è creata è lì a dimostrarlo.

Quando invece si parla di business di settore, il massimo a cui in genere si può aspirare è l’ennesima news sul rivoluzionario progetto di affiliazione di nonna papera (ne esce uno al mese e credo che quello di nonna papera sia veramente il migliore), un qualsivoglia dipendente di una società che passa alla concorrenza per poi ritrovarsi tuo collega (la politica? Nulla in confronto!), Promovideo che inaugura il suo ennesimo affiliato (a cui di solito danno nomi tipo Genova3, Torino6, Bari8, simil estrazione) e finisce in copertina su TIM o la nuova linea di accessori ufficiali Shardan con design popolare (è un joypad, che cazzo di design vuoi fare!).

Per fortuna esistono ancora realtà che hanno idee e voglia tali da migliorare veramente questo settore non solo dal punto di vista commerciale, con prodotti veramente nuovi ed alternativi, ma anche e soprattutto con progetti in grado di legare fortemente le persone a questo settore, diffondendone le qualità artistiche, ludiche e innovative.

La società Dominio di Vicenza (http://www.dominiox.com/) ha infatti portato a termine la realizzazione di un cinema, chiamato DominioDrome, all’interno del negozio (o meglio, come giustamente dicono loro, il cinema con il negozio intorno) che permetterà la presentazione di nuovi giochi e l’organizzazione di tornei ad alto potenziale di divertimento. Quella che segue è la descrizione del progetto presente anche sul sito:

“Dopo cinque mesi di lavori pressochè top secret possiamo finalmente annunciare il lancio di DominioDrome, un cinema con il negozio intorno!

Nel Febbraio 2009 abbiamo partecipato ad una piccola fiera del fumetto in provincia di Vicenza portando videogiochi su schermo gigante e ci siamo resi conto delle potenzialità che questo poteva offrire, pochi giorni dopo abbiamo iniziato i lavori per realizzare un cinema allo stato dell’arte all’interno di Dominio, che per fortuna offre ampi spazi per questo genere di cose.
Abbiamo costruito pareti in cartongesso, dipinto metri e metri di muro, montato pannelli insonorizzanti, analizzato il suono, calibrato le immagini e posizionato tutto con precisione millimetrica.

Ora possiamo dire senza tema di smentita di aver realizzato cio’ che nessun negozio iperspecializzato in Italia può offrire: un cinema attrezzato con suono surround di qualità impensabile e proiezione su schermo da 3 metri e mezzo che verrà utilizzato esclusivamente per presentazioni di videogiochi nuovi e tornei clamorosi.

Possiamo dire che quando abbiamo terminato il trattamento acustico e acceso finalmente l’attrezzatura siamo rimasti tutti sbalorditi, dalla qualità video e audio della sala e dalla sparizione completa delle pareti circostanti, e’ come essere sotto ad un palco di un concerto, da soli: suono che arriva da tutte le parti, riverbero armonioso, un’immagine che ti rimpicciolisce.

DominioDrome è una scommessa ed anche una sfida, abbiamo realizzato una cosa veramente impensabile solo 6 mesi fa con l’obiettivo che abbiamo sempre avuto: incantare gli appassionati. Chi ha già potuto vedere DominioDrome in azione è rimasto a bocca aperta.”

Ecco un esempio di idea vincente ed innovativa che dimostra come le mille proposte su come il settore retail debba comportarsi per uscire dalla morsa sleale della GD, non siano altro che banali parole buttate al vento.

giovedì 1 aprile 2010

Ok Il Prezzo è Giusto

Ho recuperato alcune rilevazioni in store relative ai prezzi applicati da alcune delle maggiori catene di riferimento per la distribuzione del videogioco. Purtroppo tra queste non possono essere ignorate quelle che vendono la friggitrice della zia con allegato Assassin’s Creed 2.

Vi prendo come esempio un paio di titoli con la precisazione che il trend che andremo ad analizzare è lo stesso anche per altri videogiochi.
Bioshock 2 PS3
  • Blockbuster (conosciuta anche come “siamo in bancarotta ma va tutto bene”) –> 64,95€
  • Euronics (le false promozioni hanno sempre ragione!) –> 59,90€
  • Expert (credevo che i videogiochi per Amiga fossero ancora in commercio) –> dato non disponibile
  • La Feltrinelli (cambio un buyer al giorno) –> 64,90€
  • Fnac (gli unici che voglio salvare) –> 69,90€
  • Auchan (mi viene in mente solo una cosa, PERCHE’!?!?!?) –> 64,90€
  • Carrefour (vedi sopra) –> 64,90€
  • Gamestop (il mio usato costa più del nuovo e faccio come cazzo mi pare) –> 64,90€
  • Media World (vendo TUTTO sotto costo anche se non posso) –> 39,90€
Assassin’s Creed 2 Xbox 360
  • Blockbuster –> 69,95€
  • Euronics –> 69,90€
  • Expert –> 59,99€
  • La Feltrinelli –> 69,90€
  • Fnac –> 69,99€
  • Auchan –> 69,90€
  • Carrefour –> 59,90€
  • Gamestop –> 69,90€
  • Media World –> 49,90€
Come vedete c’è sempre un’insegna che sente il profondo desiderio di distinguersi dal resto della massa, e se questo non può che far piacere al cliente finale (viva la lotta dei prezzi), dall’altra parte denota come anche nel magico mondo della gdo regni un caos ed anarchia totali.

Per un videogioco risulta veramente assurdo trovare queste differenze di prezzo passando da un’insegna all’altra (non si parla di medio-piccoli retailer contro gd), prima di tutto perchè bene o male queste strutture hanno rapporti diretti con i vari publisher (se così non fosse, allora facciamoci tutti una sana risata), e successivamente perchè visti i margini assurdi che girano in questo settore, fare una guerra di prezzi come quella che vediamo oggi, corrisponde ad un suicidio sia a livello commerciale che di settore.

Mi vengono in mente solo un paio di possibilità ed idee che possano giustificare queste differenze di prezzo:
  • Rivalutazione prodotto invenduto (ovviamente garantita solo a pochi eletti = gd)
  • Importazione parallela (ormai la fanno cani e porci)
Si vuole dare credibilità al sistema e poi non passa giorno senza che qualcuno decida che è tempo di fare di testa propria e mandare a puttane quelle due/tre regole che tutti dovrebbero seguire e che, addirittura, molte altre realtà più piccole sono costrette a fare, pena la chiusura!

mercoledì 31 marzo 2010

Il Potere Delle Idee (E Dei Soldi)

A molti potrà sembrare strano mentre ad alcuni no (pochi fortunati), ma i prodotti di merchandising che affollano il mercato videoludico oggi sono figli di idee nate diversi anni fa dalle menti e dalla passione di persone che questo settore lo hanno praticamente creato.

Non è una novità, lo so, le idee nascono sempre dal basso per poi essere, inevitabilmente, rubate o copiate da chi ritiene di avere più potere economico e di vendita. La lotta odierna a colpi di distribuzioni più o meno ufficiali di accessori e gadget non sono altro che conseguenze di accerchiamenti attuati da parte di gruppi o aziende che, in mancanza di idee (questo avviene sì e no 365 giorni l'anno), non trovano altra scelta che seguire l'onda generata da altri o far credere alla gente di aver scoperto il prodotto dell'anno dopo anni di affannose ricerche.

Spesso la realtà è ben diversa e fa veramente rabbia vedere gente preparata e con idee veramente all'avanguardia, vedersi rubato tutto in nome di numeri e fatturati fantasmagorici tutti da dimostrare. Riescono a reggere qualche anno finchè qualcuno non decide che è tempo di aggiornare il proprio vecchio catalogo aggiungendoci prodotti che fino a qualche mese prima non sapeva neanche esistessero. L'obiettivo è sempre lo stesso, vediamo chi ha le palle e la bravura di aprire un nuovo segmento di mercato e poi ce lo prendiamo a piene mani!

Ho vissuto una situazione simile in prima persona, dove una distribuzione ben lanciata e che generava numeri più che buoni, dopo anni di sacrifici, è stata completamente fatta a pezzi nel momento in cui un concorrente decise che quel marchio meritava di "meglio". Così senza neanche accennare ad un contatto diretto con l'azienda distributrice e magari proporre un'alternativa valida alla distribuzione, si decise di andare direttamente alla fonte, srotolare un rotolo di carta igienica con numeri e fatturati futuri e convincere così il produttore che il mercato aveva bisogno di un nuovo retailer.

Si arrivò alla conclusione che la soluzione migliore fosse quella di avere due distributori nazionali!

Risultato? Mercato spaccato, prezzi differenti (chi subentrò si sentì in diritto di abbattere i prezzi per fare quella famosa terra bruciata di cui sopra senza neanche discutere una possibile strategia collaborativa), clienti disorientati, lamentele, problemi, sputtanamento conseguente del prodotto e progressivo abbassamento del target di vendita.

Se andate e chiedere un po' in giro, a chi questo settore lo conosce veramente e lo ha aiutato ad emergere, troverete storie simili a iosa. La conferma ennessima che a prescindere da tutto, molte volte l'idea, la passione e gli sforzi economici, da soli non bastano.

Ci vuole anche tanta, tanta, tanta, faccia da culo!

martedì 30 marzo 2010

Ogni Tanto Capita Anche a Loro

GameStop in causa per il DLC

Una “class action suit” americana chiede al retailer rimborsi per i contenuti DLC non utilizzabili sui giochi usati

La diatriba tra GameStop e i publisher che offrono contenuti DLC (scaricabili) aggiuntivi gratuiti solo per chi acquista il videogioco nuovo è destinata a intensificarsi dopo che una “class action suit” (causa collettiva) è stata intentata per (secondo quanto riportato dal sito IGN) “aver asserito in modo fraudolento, incorretto, illegale, ed aver volutamente fatto intendere con l’inganno, che i videogiochi usati offrono la possibilità di scaricare gratuitamente contenuti aggiuntivi mentre in realtà non è così”. La causa fa riferimento al fatto che DLC come mappe, personaggi e missioni sono garantite sulla scatola del videogioco ma (per esempio nel caso di titoli EA quali Dragon Age Origins, Battlefield Bad Company 2 e Mass Effect 2, non sono disponibili agli utenti del videogioco usato.

Fonte: www.E-Duesse.it

La Sfera Di Odino Non è Mai Stata Così Bella

Altro video che vale più di mille parole. Come disse tempo fa un giornalista sportivo: “viva i giochini adolescenziali!”

venerdì 26 marzo 2010

Ma Quanto Mi Costi

L’importazione di giochi da mercati esteri, ed in particolare Usa e Giappone, è stata il cavallo di battaglia di molti retailer indipendente sin dalla notte dei tempi. Una moda lanciata da marchi storici che dava la possibilità a tutti gli appassionati di provare titoli che, nella maggior parte dei casi, sarebbero arrivati in Europa solo mesi dopo o che addirittura non sarebbemo mai stati distribuiti (succede ancora oggi).

Fino a diversi anni fa, quando ancora internet non era diffuso come oggi, risultava difficile per la gente rendersi conto di quanto effettivamente un gioco proveniente dal Giappone potesse costare, cosa che invece ora è alla portata di tutti. Basta andare in un sito di riferimento qualsiasi (playasia.com su tutti), convertire lo yen in euro e il gioco è fatto.

Questa, ovviamente, è un’informazione decisamente parziale e una questione che spesso mi viene sottoposta riguarda proprio la differenza enorme di prezzo che si viene a creare tra il gioco distribuito in Giappone/Usa e quello venduto qui da noi. Spesso ci si becca la classica frase “siete dei ladri” o “faccio prima a comprarmelo direttamente là”, purtroppo la conoscenza di come funziona un’importazione è decisamente bassa e non è veramente mai facile convincere la gente che un’azienda che fa questo tipo di lavoro ha molti più passaggi, anche a livello economico, da sopportare.

Partendo dal presupposto assodato che il margine medio su di un videogioco è sempre molto basso, questo aspetto assume valore ancora maggiore quando si tratta di un’importazione. Il perchè è presto detto, basta dare un’occhiata alla procedura che un’azienda seria (mi raccomando, sottolineatevi questa parola) deve seguire:
  1. Trovare un fornitore serio che possa applicare prezzi di rivendita umani (cosa difficilissima);
  2. Cercare un corriere che applichi buone tariffe (scordatevi raccomandate o poste varie, il servizio viene prima di tutto, specialmente in un settore dove l’attesa non è quasi mai accettata);
  3. Acquistare minimo tra i 20 e i 30 pezzi (assortiti e non) in modo da ammortizzare i costi di spedizione;
  4. Consegna dei codici di sdoganamento al corriere per procedere all’operazione di calcolo dazi ed iva;
  5. Acquisto bollini SIAE per regolarizzare la vendita;
Tenendo anche conto del cambio spesso variabile possono capitare spedizioni con incidenze anche del 30/40% sul prezzo di rivendita iniziale del prodotto, una base di partenza già superiore al prezzo di vendita al pubblico nei paesi di origine.

A questo punto sta alla direzione interna all’azienda decidere quale ricarico applicare al prodotto e sperare così che la vendita possa coprire il costo dell’investimento (la clientela a volte è schizzofrenica, bastano 4/5 prenotazioni annullate e sono guai!) e raggiungere così un onesto guadagno.

Come si suol dire, è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare.

mercoledì 24 marzo 2010

Quella Sporca Dozzina

Ormai lo avrete capito, Gamestop (e soci) non mi sta molto simpatica, per uno e mille altri motivi. Seppur ancora nel settore non ho negozi di proprietà, anche se un mezzo progetto in testa ce l’ho, e non mi sento quindi colpito direttamente dal fenomeno americano in questione, ammetto però che, conoscendo le meccaniche/magagne che regolano questo settore, mi riesce difficile trattenere un sorriso ironico su molte delle cose che fanno.

Bisogna dargliene atto, hanno fatto e continuano a fare cose, a livello commerciale, imponenti e di successo. Hanno fatto moda si direbbe, una moda però con grossi limiti che molto spesso richiedono solo cinque minuti di ragionamenti per essere compresi. L’acquisto impulsivo è un fenomeno ben conosciuto così come l’abbaglio da promozione.

Si crede di fare un affare mentre in realtà le cose stanno decisamente in modo differente. Prendiamo questa genialata come esempio:


Fino a qualche tempo fa il costo della promozione era di 199€, ora come potete vedere è stato aumentato a 229€. Il prezzo d’acquisto di una console PS3 nuova è di 299€, quindi il risparmio sarebbe di 70€, non male se non fosse che per ottenerlo è necessario o svuotare parte dello scaffale con i giochi PS2 o regalare 3 giochi PS3/360/Wii.

Voglio però soffermarmi sulla prima parte e cioè quella relativa alle vecchia console di casa Sony, facciamoci due calcoli semplici assieme:
  • Richiesta: console PS2 + 10 giochi + memory card
  • Totale pezzi: 12
  • Valutazione singolo pezzo: 5,83€
Aggiungete le classiche restrizioni che vi impediranno di dare indietro determinati giochi (a meno che non siate amici di qualche commesso) ed ecco spiegato perchè, a volte, non ci vuole molto per capire quando qualcuno ti sta prendendo in giro.

Se proprio volete sbarazzarvi di roba “vecchia” (anche se il videogioco non invecchia mai! Sappiatelo!) fatevi un favore, utilizzate mercatini presenti nei vari forum specializzati o vendete su ebay, ne guadagnerete molto di più ed eviterete che qualcun’altro continui a specularci sopra.

venerdì 19 marzo 2010

The Art Of Games

Mentre in un gamerush di zona un commesso consigliava God of War 3 al figlio di 10 anni (viva il PEGI!) di una cliente che spero non ritorni mai più in quell’inferno ecco una serie di immagini prese da una mostra di arte videoludica organizzata ad Aosta, tanto bella quanto poco pubblicizzata a livello nazionale.

Altro Che Pennello Cinghiale

Continuo la mia personale rassegna video di capolavori, questa volta a colpi di pennello con Okami!

giovedì 18 marzo 2010

Finchè C’è Ico C’è Speranza

Sono un po’ stanco e non mi va di scrivere molto oggi, per questo cerco di tirarmi un po’ su il morale con qualche esempio di capolavoro videoludico. Oggi tocca ad ICO, alla faccia di quel 90% dei commessi della GD che non sa neanche cosa sia!

mercoledì 17 marzo 2010

Quel Maledetto Videogioco

In prossimità del lancio di un titolo tripla A non è raro leggere di gente impaziente di mettere le proprie mani sulla tanto agognata copia della limited edition di turno precedentemente prenotata. E mentre i negozi fanno a gara a chi rompe il day-one (il giorno che ciò non accadrà siete tutti invitati a cena, pago io!), ce ne sono molti altri che, incrociando le dita, sperano di ricevere quella misera copia ordinata dall’agente/distributore di zona così da non deludere la piccola clientela affezionata che ancora si ritrova.

Lurkando un po’ in giro tra i vari forum di settore, leggo spesso e a malinquore di gente che, preoccupata di non vedersi recapitata o consegnata la propria limited edition, minaccia ritorsioni psico-fisiche degne del miglior “arancia meccanica” o, più semplicemente, di non tornare mai più in quel negozio.

Purtroppo per loro e soprattutto per il retailer indipendente di turno (perchè è quello che in media se la prende sempre nel di dietro) questa situazione non è una novità nel settore e, con la diffusione sempre più massiccia di limited edition, si è ulteriormente accentuata. Lo scherzetto di turno, chiamato anche shortage, si viene a creare grazie ad un fenomeno di vendita che impone una ratio, spesso variabile e molte volte improponibile, tra l’acquisto di una normal e una limited edition. Questo vuol dire che, di base, un retailer per poterne acquistare una di MGS4/GOW3/FFXIII e così via, dovrà necessariamente prenderne un tot di normal. Purtroppo però, quando il rapporto medio è di 5(normal) a 1(limited) capirete che la faccenda si fa un po’ più seria. A complicare le cose poi, si aggiungono due fattori non meno importanti, in primis la data di consegna del prodotto, dove a volte basta anche solo mezza giornata di ritardo per far saltare un bel 30% delle vendite, in secundis l’annullamento improvviso del proprio ordine di limited edition per motivi che vanno dal “non ha mica confermato” al “erano veramente pochissime, ne abbiamo data solo una per ogni punto vendita gamestop, mi spiace!”.

Per certe gente quindi non è importante che dopo un mese quelle benedette limited siano ancora lì, ammassate tra uno pv media world ed un euronics di zona o in svendita presso qualche catena, la cosa importante è che tu, caro, vecchio retailer di zona hai appena perso l’ennesimo cliente per colpe non tue.

Di situazioni così ne ho viste veramente tante e, ancora oggi, sono molto diffuse, tanto che molti programmi di affiliazione evidenziano orgogliosi tra i propri punti forti, la possibilità di avere limited edition a volontà (c’è gente che ci crede purtroppo).

A parte la risata/pianto che questo aspetto può generare, dopo 20 anni di videogioco in Italia, siamo sempre qui a discutere di problemi che ancora oggi non si vuole o non si riesce a risolvere, tanto che tra i mille paradossi del settore, fa un po specie vedere il mega annuncio “apertura straordinaria a mezzanotte del 16 Marzo per la vendita speciale di GOW3 per PS3″ quando già qualche giorno prima, store della tua stessa catena avevano tranquillamente rotto il day-one.

Probabilmente sarà stata un’edizione straordinaria dell’edizione straordinaria!

lunedì 15 marzo 2010

Gran Bel Limbo

Si fa un gran parlare di cultura/arte videoludica con presunti programmi e idee di sviluppo che lasciano il tempo che trovano (è una storia lunga, ma presto ve la riassumerò).

Oggi mi sono imbattuto, però, nel video di un nuovo progetto finanziato dal governo danese (quando si dice: "essere avanti!!") e sviluppato da una piccola software house chiamata PLAYHOUSE che, da solo, vale veramente più di mille parole. Mentre qui si discute ancora sulla differenza tra videogiochi e pianola bontempi, in altri luoghi si da vita ad opere d'arte come questa:




Il titolo del progetto è Limbo, ricordatevelo e quando qualcuno vi chiederà di spiegargli cos'è un videogioco, fategli vedere questi benedetti 59 secondi.

sabato 13 marzo 2010

Diamo a Cesare Quel Che è Di Cesare

Sui distributori italiani se ne potrebbero dire a milioni e non sarebbero mai abbastanza, d’altra parte, non bisogna essere un esperto per capire che qualcosa non va. Bisogna però ammettere che la tanto odiata (da loro) importazione parallela made in UK di cui tutti parlano e che si manifesta di solito con prezzi al pubblico decisamente più bassi rispetto ai nostri, ha una sua storia dietro non tanto nascosta.

Molti mi chiedono spesso il perchè di questa differenza e, a pensarci bene, i motivi sono veramente semplici da elencare:
  • Svalutazione della sterlina
  • Fiscalizzazione differente
Il primo punto viene troppo spesso ignorato ma è alla base della caduta libera dei prezzi al pubblico di prodotti quali videogiochi ma anche elettrodomestici, high tech generico, televisori e molto altro ancora. Quello che, al cambio di qualche anno fa, veniva a costare esattamente come in Italia (se non di più) ora, in media, perde dai 15 ai 25€. E’ di qualche mese fa la notizia che i distributori inglesi, in particolare Nintendo, stessero pensando di aumentare il prezzo di vendita al pubblico in modo da rientrare in quella fascia di prezzo che, ad oggi, rimane decisamente lontana.

Il secondo aspetto è sicuramente quello meno conosciuto ma anche più influente sulla politica di vendita che viene adottata da questi, ormai famosi, e-commerce. Prendiamo ad esempio il sito play.com, uno dei primi insieme a cdwow.com, a lanciare la moda dei prezzi stracciati e spese di spedizione gratuite. La sede legale dell’azienda che possiede il dominio è a Jersey, una piccola isola posta nel Canale della Manica, con governo autonomo, quindi in grado di applicare leggi fiscali differenti da quelle adottate nel Regno Unito. L’isoletta in questione è anche classificata ed inserita nel database dei paradisi fiscali redatto dalla OCSE con oltre 30.000 società offshore registrate.

Facciamo uno più uno ed ecco spiegato il perchè di questa grossa differenza tra i nostri prezzi e i loro. Girando per l’Europa, appena possibile, cerco sempre di raggiungere un negozio specializzato così da farmi un’idea del prodotto trattato, come viene venduto e soprattutto a che prezzo. Non mi è mai capitato di trovare cifre inferiori a quelle qui presenti, anzi a volte anche superiori.

I distributori nostrani hanno ernomi colpe, politiche discutibili e pretese spesso eccessive, ma non possiamo certo ignorare che in questo caso specifico, la concorrenza (questa volta estera), si è data decisamente “da fare”.

giovedì 11 marzo 2010

Non è Così Facile

Una delle cose più difficili da spiegare ad un cliente che chiede con insistenza uno sconticino sulla console/videgioco di turno è che purtroppo, in questo settore, i ricarichi medi sui prodotti sono così ridicoli che la mitica frase “se te lo faccio non ci guadagno nulla”, questa volta vale per davvero!

E’ una frase fatta e giustifico pienamente il sopracciglio inarcato del cliente quando gli si risponde in questo modo, ma vediamo di analizzare la situazione un po’ meglio e cerchiamo di spiegare perchè, a volte, comprare qualche pezzo in più di un determinato prodotto può ridurre, se non addirittura azzerare completamente, il guadagno su di esso.

Prendiamo come esempio l’acquisto di una console PS3, attualmente con un prezzo al pubblico di 299€. A prescindere dalle quantità acquistare, in situazioni di mercato normali e nel caso di realtà indipendenti medio piccole il prezzo di acquisto si aggirerà intorno ai 280€. A fronte di un investimento simile si ottengono ben 19€ lordi di guadagno, capirete quindi che avere anche solo un pezzo fermo a magazzino significa annullare completamente il guadagno ottenuto a meno che non si siano vendute almeno 15 console e, credetemi, non è poi così semplice come potrebbe sembrare. Il discorso non cambia molto per quanto riguarda il videogioco, con la sola consolazione che l’investimento non è sicuramente paragonabile a quello fatto per delle console anche se i rischi rimangono assolutamente gli stessi e non sono certo aiutati dalle politiche di distribuzione di cui ho già parlato in passato.

La catena alimentare videoludica è così suddivisa:
  • Publisher – Distributore – Retailer – Retailer(2) – Cliente
  • Publisher – Distributore – Retailer – Cliente
  • Publisher – Retailer – Cliente
Il primo dei tre livelli di organizzazione, che è anche uno dei più diffusi per quelle piccole realtà nate da poco che non hanno la possibilità iniziale di rifornirsi direttamente dai distributori, è quello con più passaggi con conseguente abbassamento del guadagno finale. Quei 19€ potrebbero anche diventare 10€ o 5€ in base all’incidenza che potrà avere la spedizione sull’acquisto totale della merce e sulle scontistiche praticamente obbligate che verranno applicate dal primo retailer nei confronti del secondo.

Il livello intermedio non è molto differente dal primo con la sola certezza che, essendoci un passaggio in meno, quei famosi 19€ di guadagno tali erano e tali rimarranno.

Il terzo è ovviamente quello più vantaggioso ma, ad oggi, sono poche le realtà privilegiate che possono permettersi di rifornirsi direttamente dai publisher quali Sony, Microsoft e Nintendo (nel caso si parli di console e accessori), o Activision Blizzard, THQ, la sezione gaming di Sony, Microsoft, Nintendo e così via. Parliamo ovviamente di GDO, GDS e gruppi d’acquisto (argomento differente di cui parlerò un’altra volta), le uniche strutture in grado di collaborare direttamente con queste realtà traendone un vantaggio che, per il classico retailer di zona, non potrà mai essere raggiunto.

E’ dura, non lo scopriamo certo oggi, ma se fino a qualche anno fa il mercato permetteva comunque grosse vendite nonostante i bassi ricarichi, oggi la situazione è ben diversa e ci riporta al problema di cui sopra con l’aggravante che, tra crisi e concorrenza sleale, le vendite per i retailer indipendenti si sono decisamente abbassate e, allo stesso tempo, concentrare all’interno di realtà che hanno privilegi assolutamente ingiustificati.

mercoledì 10 marzo 2010

Guarda Che Novità

Quello che segue è un estratto dell’intervista fatta da Riccardo Colletti (Gamestore Weekly) a Paolo Chisari, general manager di Activision Blizzard Italia.

Su tutte crisi dei consumi e problematiche legate al credito?
Assolutamente sì. Ma non solo. Ad esempio, la pirateria continua a far sentire sempre più il proprio peso in senso negativo.

E poi?
La questione del day-one.

Può spiegarci meglio?
La situazione è ingestibile e quasi fuori controllo. Ma sul banco degli accusati ci finiscono sempre e solo i publisher. Diciamocela tutta. A “rompere” il day-one non sono le industrie, bensì i retailer. Grandi o piccoli che siano. Dunque, non dobbiamo essere noi i destinatari delle proteste. Voglio ribadire con forza un’altra cosa. Activision Blizzard ha subito la situazione nel caso di Call of Duty: Modern Warfare 2 (il top title venne lanciato nello scorso ottobre e fu soggetto a vendite anticipate rispetto alla data, ndr). Non l’ha affatto propiziata. Sia chiaro. Anche perché non ci guadagnamo niente. La storia si è ripetuta anche in avvio 2010.

Come si esce da questo gorgo?
Semplicemente rispettando le regole. Si vende il gioco nella data esatta di uscita. E neanche un minuto prima.

Ci vorrebbe una moratoria?
Non so quale sia la ricetta giusta. Certamente serve un approccio differente.

In che senso?
Non è possibile che ognuno rivendichi il diritto a “rompere” il day-one perché un proprio competitor lo ha fatto nel recente passato, o solo per timore che possa ripetere l’operazione. Così non si va da nessuna parte.

Premesso che apprezzo molto le parole del Sig. Chisari (soprattutto reputo molto interessante il discorso relativo alla moratoria), spero queste non si perdano nel vuoto come troppo spesso accade. Attualmente la politica è semplice, hai rotto il day-one? Ok allora lo faccio anche io. Invece che punire l’errore, questo viene usato come scusante per infrangere nuovamente le regole. La questione, e non è la sola, è vecchia come il mondo e va a braccetto con altre mille problematiche di cui molti si lamento e dove nessuno, alla fine, fa nulla.

Allo stesso tempo, non sarebbe male sensibilizzare anche quella grossa fetta di clientela che, soffrendo di qualche misterioso male, va immediatamente in astinenza nel malaugurato caso non riesca a ricevere il gioco qualche giorno prima del day-one. Non passa giorno in cui non si legga nei vari forum di gente che, in preda alla pazzia più totale, inizia a fare il giro di telefonate ai vari negozi nella speranza che qualche buon’anima decida di passare il prodotto sottobanco o semplicemente dare il via al toto “rottura day-one”.

Ammettiamo, c’è un leggero concorso di colpa e non sarebbe male che alla fine ognuno facesse la sua parte. In fondo un settore, per crescere, deve puntare non solo sulle persone che lo “governano” ma anche su quelle che lo amano veramente.

martedì 9 marzo 2010

La Professionalità Prima Di Tutto

Come tutti sapranno uno degli aspetti commerciali più importanti è rappresentato dal rapporto professionale che viene instaurato tra un tuo agente e il buyer della catena/negozio di turno. Una buona preparazione e conoscenza del prodotto unite ad abilità di vendita spiccate possono realmente fare la differenza in qualsiasi settore………

Ok rifacciamo! Scusate!

Come tutti sapranno uno degli aspetti commerciali più importanti è rappresentato dal rapporto di grande amicizia che viene instaurato tra un tuo agente e il buyer di turno. Una buona vacanza insieme, una sera a cena e l’altra pure, un regalo di Natale a caso ed un aiutino a tinteggiare la casa possono realmente fare la differenza nel settore del videogioco.

E’ questo che ti permette di vendere un prodotto in più, codificarne uno nuovo e riassortirne degl’altri. Un legame che però a volte sfocia nel ridicolo con situazioni alla stregua del cane con il padrone. Capitava infatti di dover comunicare al tuo cliente (perchè quel famoso buyer, cascasse il mondo è sempre un tuo, fottutissimo, cliente), via email le novità in arrivo a breve o semplicemente azzardare un’offerta che, in quel momento, si reputava molto vantaggiosa per lui. Errore clamoroso! Disturbato il bambin dormiente ecco liberarsi, improvvisamente ed imperiosamente, il cagnolino feroce di turno (il tuo agente, pensa che paradosso) che inveendo a più non posso ed utilizzando il miglior francesismo possibile ti faceva capire che il grande capo in quel momento non poteva essere disturbato e che ne aveva le scatole piene delle comunicazioni che, a fiotti, gli arrivavano ogni due o tre mesi!

Già, perchè le famose email non venivano certo inviate ogni giorno ma ad intervalli, neanche regolari, di qualche mese l’una dall’altra proprio per evitare che accadessero situazioni simili e nonostante, ingenuamente, si pensasse che l’agente di turno lavorasse effettivamente per noi.

Ovviamente il mercato, soprattutto in Italia, è relativamente giovane e trovare agenti di vendita preparati nel momento di massima ascesa non è stato facile, anzi direi quasi impossibile ed ora, per ovvie ragioni, ci ritrova con quello che allora venne raccattato. Sai la differenza tra una console e pc? Ottimo, sei dei nostri! Allargate questo concetto anche alle persone che occupano posizioni di un certo rilievo nelle varie strutture di ditribuzione o rivendita, e capirete che non è proprio tutto oro quello che luccica.

Per fortuna, lo ammetto, non tutti sono così, ma ricordare alcuni di quei momenti ora, mi fa sorridere e rattristare alle stesso tempo.

lunedì 8 marzo 2010

Il Vendor Dello Spreco

Il termine vendor è utilizzato per identificare il fornitore di una determinata struttura o catena di rivendita. Per celebrare la grande collaborazione che lega queste realtà ogni anno viene organizzato da Gamestop un evento chiamato vendor show, in cui i vari fornitori potranno mostrare in anteprima ai vari store manager/commessi i prodotti in arrivo durante l’anno. Questa è ovviamente la versione per la stampa, quella più vicina alla realtà dice che la festa in questione è un modo simpatico per gistificare una parte dei contributi marketing che regolarmente vengono “donati” dalle aziende di turno alla qui famosa catena (tranquilli, nessuna discriminazione, la lista in realtà è lunga e sappiamo tutti che la GD funziona, purtroppo, così).

Ammetto che inizialmente mi sono fatto ingannare anche io, anzi a dirla tutta è successo per ben due volte. Mi dicevo che alla fine l’idea non poteva essere così male, che in fondo presentare i prodotti in arrivo avrebbe potuto incentivare i vari commessi e store manager a puntare forte su quella guida o accessorio che avevamo solo noi e che tanto sembrava piacere alla gente.

Purtroppo mai previsione fu più errata, in primis grazie alla fantastica organizzazione che una volta ti permetteva di fare presentazioni in massimo 10 scarsi minuti, quindi con l’impossibilità di mostrare tutto quello che si vorrebbe, e quella dopo senza particolari limiti di tempo ma per piccoli gruppi di festanti persone che arrivavano a fiotti, con il risultato che dopo un’ora avevi la gola in fiamme, ripetevi la presentazione a memoria e la testa urlava pietà perchè non ne poteva più di gadget, guide e accessori vari.

In secundis perchè il time plan dell’evento non veniva praticamente mai rispettato e ci si trovare a fare cose improvvisate sognando un mezzo caffè per riprenderti dalla botta dopo aver scoperto che la maggior parte della gente era al piano di sotto, nell’atrio, a mangiare pizzette e chiedendo ad ogni vendor che passava in zona se avevano qualcosa da regalargli.

Evitiamo di parlare della location o del fatto che la tua zona presentazioni fosse confinata in un angolino sperduto, ma soffermiamoci invece su di un aspetto che in fase di organizzazione dell’evento ci fu caldamento consigliato di rimarcare. I regali!!! Dovete infatti sapere che già dalla prima edizione dello show, venne fuori il vero fulcro dell’evento e cioè la gara a chi si accaparrava il maggior numero di gadget, giochi, accessori e chi ne ha più ne metta. Ragalavi qualcosa? Venivi leggermente ricordato. Non regalavi nulla? Boh, vediamo come va, bel prodotto sì, ma non so se venderà. Fu il reparto marketing di Gamestop a consigliarci quindi di portare più roba possibile in futuro, perchè solo così c’era la possibilità concreta di motivare la forza vendita dell’azienda. Ecco cos’è il vendor show, un evento creato per i ragazzi, una festa per loro, un premio di fine anno, non certo un plus per tutti quei fornitori che avevano collaborato attivamente ed economicamente alla realizzazione di quella che si è infine dimostrata una farsa.

Dopo un paio di giorni faticosi, cibo pessimo, orari sfasati e spesso mai rispettati, nessuna collaborazione e addirittura LCD per la presentazione difettoso, si faceva rotta per casa sicuri che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta.

venerdì 5 marzo 2010

E’ Iniziata La Gara

Dimenticavo la famosa catena con due piedi nella fossa!

Il Day-One è Sempre Il Day-One


Il day-one di FFXIII è fissato per il 9/03/2010. Ieri 04/03/2010 il product locator di Gamestop dava questa bella notizia. E poi ci vengono a rompere le palle con minchiate come il personal gamer.

Amici Come Prima

Giorno di report e visita del supplier di turno in azienda. Si decide di andare a fare una colazione veloce per caricare le batterie insieme a mister fornitore.
Passati alcuni minuti fatti di cappuccini e brioches da 2000 calorie l’una arriva una telefonata a mister fornitore da mister kappa. Ecco il riassunto:

Mister fornitore: oh salve mister kappa, mi dica pure.

Mister kappa: salve, come sta? La disturbo ancora per sapere se ci sono novità per quella cosa lì, sa la proposta che le ho fatto.

Mister fornitore: ne abbiamo già parlato altre volte, non voglio ripetermi.

Mister kappa: lo so, lo so, ma guardi ci stavo pensando ancora e credo lei debba sapere che il suo attuale distributore non lavora bene, non riforniscono neanche tutte le strutture di vendita, noi sì invece.

Mister fornitore: non credo proprio, sono molto soddisfatto del lavoro fatto fin qui.

Mister kappa: guardi che con noi andrebbe tutto meglio, inoltre possiamo proporle alternative interessanti come produrre qui, con costi decisamente minori per lei.

Mister fornitore: assolutamente no.

Mister kappa: lo facciamo già per altri.

Mister fornitore: glielo ripeto non mi interessa, inoltre forse non si rende conto che lei già collabora con la concorrenza, non è assolutamente possibile lavorare così.

Mister kappa: capisco, nel caso cambiasse idea me lo faccia sapere.

Mister fornitre: certamente.

Eravamo tutti lì, contenti di constatare come la concorrenza in modo molto corretto cercasse di sviluppare la propria offerta rubando quella altrui, screditandone il lavoro e la professionalità.

Situazioni simili erano all’ordine del giorno e non spaventatevi, funziona così ancora oggi!

mercoledì 3 marzo 2010

E’ Stato Bello Finchè è Durato

Come sicuramente molti di voi sapranno, era di un paio di mesi fa la notizia che la famosa rivista The Games Machine a partire dal mese di Gennaio avrebbe smesso di allegare videogiochi. L’editoriale firmato in prima pagina che ne spiegava le ragioni si è scoperto essere un’imposizione da parte dell’editore nei confronti di una redazione a quando pare contraria all’idea.
Probabilmente sono stato uno dei pochissimi a ritenere tale progetto sì rischioso ma anche molto interessante e coraggioso. Un ritorno alle origini che oggi, ovviamente, viene nuovamente stracciato per tornare alle vecchie maniere. Da marzo infatti TGM allegherà nuovamente videogiochi alla rivista e si continuerà come se nulla fosse successo.
Lo so, commercialmente parlando questa scelta non fa una piega, ma come già dissi in passato invece che continuare a sviluppare una rivista, portando nuove idee ed approfondimenti di settore sui wc (luogo sacro per la lettura) di migliaia di videogiocatori, si punta nuovamente sulla vendita diretta di un prodotto che, purtroppo, non è la rivista stessa. Inutile nascondorsi, l’utenza media sceglierà una rivista rispetto all’altra in base al tipo di allegato/i che questa conterrà.
Certo, stiamo pur sempre parlando di Sprea, la casa editrice de “Il mio gatto”, “Professione camionista”, “Il mio giardino” e chi ne ha più ne metta, ma un briciolo di coerenza nelle persone a volte non farebbe male.

Io preferisco ricordarla così

domenica 28 febbraio 2010

Eccone Un Altro

Facendo un po’ di zapping sul web, mi è capitato di notare questo adv di un importante distributore italiano che, senza un minimo di fantasia, propone un programma di affiliazione per rilanciare il settore retail indipendente. Analiziamo insieme i punti forti dell’offerta e chiediamoci, nel frattempo, come mai queste iniziative partono sempre dalle menti di grossi/medi distributori nazionali. Ecco l’adv in tutto il suo splendore!

  • Mantenere la tua insegna
    ovvio che sia così, c’è la necessità semplice di acquisire un’affiliazione diretta con il distributore con l’unico vantaggio di rifornire il cliente con i propri prodotti. Cambiare l’insegna significherebbe lanciare un progetto alternativo fatto di campagne pubblicitare e piani di comunicazione. Troppo lavoro, chi avrà mai bisogno di un’alternativa di mercato oggi?
  • Ricevere prodotti esclusive e collector
    punto abbastanza imbarazzante perchè sottilinea come oggi, sul mercato italiano, non tutti i rappresentanti retail possono godere delle stesse possibilità che ha la GDO o, in casi più fortunati, qualche insegna storica. Affiliati e avrai quello che normalmente non ti daremmo.
  • Ottimizzare i costi
    punto incredibilmente vago, ottimizzazione costi in relazione a cosa? Trasporto? Scontistica? Margini? Gestione punto vendita? Demo station gratuite? Prodotti di merchandising? Vuol dire forse che se mi affilio da oggi quel singolo prodotto che compravo prima da te lo otterrò ad un prezzo migliore? Fantascienza!
  • Rispettare i day one
    al mio tre…………hahahahahaha. Che presa per il culo pazzesca!
  • Allineare il prezzi
    stesso concetto espresso due punti sopra, allineare riferito a cosa poi? I giochi costeranno meno in base ai prezzi generati dall’importazione parallela? Costringerete chi fa import selvaggio ad alzare i prezzi? Abbasserete il vostro margine per garantire un guadagno migliore all’affiliato (un miraggio)?
  • Utilizzare gratuitamente il software WebTV
    e cosa diavolo sarebbe? Ipotiziamo sia un software da integrare sul proprio sito per proporre video di nuove uscite o giochi appena rilasciati, trasmetterà qualsiasi cosa o solo prodotti in mano al distributore in questione (1€ a chi indovina di chi stiamo parlando)? Tutto questo senza tener conto che il 90% dell’utenza internet utilizzerà sicuramente altri mezzi per tenersi informata.
  • Realizzare in store promotion
    questo è l’unico punto di un certo interesse. Quasi quasi mi sto convincendo!
  • Beneficiare di strumenti esclusivi per il traffic building
    il traffic building è una tecnica marketing che conosco molto bene e consiste nell’incrementare i contatti/accessi al proprio sito attraverso iniziative di vario genere che possono andare dall’organizzazione di una fiera o evento fino all’utilizzo di adv mirati e perchè no social network. Ovviamente il concetto può essere applicato anche ad altre realtà e in alcuni casi non è necessariamente legato all’aspetto web dell’attivita di nostro interesse, un traffic building può essere attuando anche solo per far parteciapre il più alto numero di persone ad un torneo o semplicemente invitarli a visitare un proprio stand durante una manifestazione. Tutta questa pappardella per dire che anche questo punto, seppur interessante, non dice assolutamente nulla su quali vantaggi effettivi l’affiliato potrà contare, oltre al fatto che una frase messa lì in questo modo è sì bella da vedere ma, onestamente, quanti sanno esattamente cosa significhi?
Purtroppo iniziative e proposte di questo tipo stanno crescendo a vista d’occhio, in un mercato da sempre afflitto da un enorme disgregazione con tanti, troppi distributori che negli anni hanno creato un frazionamento dell’offerta eccessivo. Aggiunto al fatto che, come anche in altri settori, esistone tantissime realtà indipendenti medio/piccole che non hanno mai permesso la creazione di un processo distributivo semplice con il risultato che oggi ci si ritrova a combattere una battaglia fatta di affiliazioni, o presunte tali, che hanno il solo scopo di riunire tutte queste realtà in modo da poterle gestire meglio e generare così un database sufficiente per controllare una fetta di mercato comunque importante.
Non c’è alcuna voglia di migliorare l’offerta vera e propria nè di creare alternative vere al fenomeno della GDO/GDS. Mancano idee concrete e questo puntare sul tutti per uno, uno per tutti, sono certo non darà nessun risultato. Basta fare un giro nei vari forum specializzati, cliccare su “cerca” e digitare uno di questi nomi: vippoint, sell-t, gamelife, opengame e altri che sicuramente ora non ricordo.
Sapete quanti risultati otterremmo? Vi lascio indovinare.

venerdì 26 febbraio 2010

Quell'Amico Chiamato Canvass

L'immgine che vedete qui a fianco rappresenta una delle più grandi vaccate videoludiche mai rilasciate negli ultimi anni. Un buon buyer con esperienza capirebbe immediatamente che questo prodotto non potrebbe durare più di un giorno nei negozi nè tantomeno varrebbe la pena metterlo in vendita. Allora perchè ne erano tutti pieni? Pazzia di massa? Ci sentivamo tutti più generosi? Nulla di tutto ciò, ma semplicemente il triste risultato di un fenomeno di vendita chiamato "compilazione del canvass" e messo in atto con grande vigore dai vari distributori italiani ed in particolare dalla cara (in tutti i sensi) e vecchia (idem come prima) Halifax.

La magia funziona in modo molto semplice e si concretizza dopo aver passato almeno un paio di ore con l'agente di zona che, dopo averti riempito la testa con video ed immaginarie campagne pubblicitare sul prodotto in questione ti mette nella difficile situazione di dover scegliere. Il cosa è presto detto, perchè il trucco del canvass è proprio questo: "vuoi il PES 2010 / FFXIII di turno (oltre al fatto che altro non hanno) con uno sconto maggiore?" Bene, a parte le quantità mi devi prendere tot pezzi di questo titolo, tot di quest'altro e siamo a posto. E parliamo di titoli simili a quello di cui sopra, che hanno l'unico scopo di riempirti il magazzino (svuotando allo stesso tempo il loro), abbassare notevolmente il tuo ricarico (quella roba là sopra ancora oggi si vede in giro a 37€) e sperare che prima o poi vengano rivalutati dal distributore così da ottenere una magro rientro economico.

Di esempi ce ne sarebbero a milioni, il problema è che accettato un sistema di questo tipo difficilmente si torna indietro, con l'unica speranza che un giorno, la Square-Enix / Konami di turno, decida di distribuire sul mercato i propri prodotti in modo diretto, a quel punto probabilmente ci troveremo con più titoli validi in negozio e meno porcherie in magazzino.

mercoledì 24 febbraio 2010

Quella Strana Concorrenza


Quella che vedete qui sopra non è una mappa di guerra ma l’immagine riassuntiva degli store Gamestop presenti sul mercato italiano. Siamo ormai al ragguardevole numero di 330 negozi sparsi sul territorio, cosa che sta creando un fenomeno abbastanza singolare e cioè quello della concorrenza interna tra punti vendita appartenente alla stessa insegna. Tralasciando il discorso sul piano regolare che è ormai un concetto inutilizzato ed inapplicato (viva i bar kebab!), mi riesce veramente difficile capire il concetto di base che sta portando un’azienda ad aprire negozi uno dietro l’altro che risultano, il più delle volte, dei buchi di 20 metri quadri dove è necessario entrare uno alla volta anche solo per chiedere delle informazioni (del tipo, mi passi sottobanco il gioco prima del dayone?). Posso capire la mission aziendale del “a morte la concorrenza” ma quando questa sarà completamente azzerata, che me ne farò di 8 (otto!) negozi a Torino di cui molti attaccati l’un l’atro e senza contare gli altri 9 (nove!) presenti nella prima cintura della città?

Ne parlavo di recente con alcuni miei conoscenti/amici commessi Gamestop (ne ho anche io, lo ammetto) e mi ha fatto riflettere parecchio, sentirmi dire che la competizione interna è fortemente voluta dalla direzione e che al non raggiungimento target ci si ritroverà a piedi o al massimo ricollocati presso un altro punto vendita. Va bene, ci sto, ma se il mio concorrente è un tuo stesso negozio, grosso il doppio, a due passi da me, con possiblità di visual merchandising migliore e in una via di passaggio ampiamente migliore, cosa diavolo puoi pretendere e soprattutto chi è il genio che ha dato l’ok per l’apertura in quella zona?

Che io sappia il prossimo obiettivo sono i 4oo negozi, poi saranno 500, poi 600 e poi, ESA permettendo, la colonizzazione della Luna non conoscerà ostacoli….e pensare che in Francia non volevano neanche farli entrati!

martedì 9 febbraio 2010

L'alternativa Che non C'è

Come in ogni settore, lo sviluppo di prodotto e la qualità dell'offerta viene costantemente migliorata grazie alla concorrenza. Nel momento in cui questa viene a mancare o tende ad essere un'alternativa scadente, si crea quella che viene definita "situazione di stallo". Un esempio interessante è quello che il settore videoludico ci porta, quando alcuni anni fa la catena americana Gamestop (allora conosciuta come Eb Games) decise di partire alla conquista dell'Europa, portando con sè alcune idee commerciali che oggi sono la base di tutte le realtà alternative presenti sul territorio, ovvero il ritiro di giochi usati per l'acquisto di nuovi titoli, la massiccia compravendita di prodotti di seconda mano (console incluse) a prezzi fuori mercato (almeno fino ad allora), promozioni 3 x 2 e fidelity card varie. La reazione al successo inaspettato di queste politiche portò alla normale conseguenza che tutte le alternative a Gamestop, siano queste GD o trade, iniziarono a seguire questo trend con offerte praticamente identiche a quelle appena descritte. Se in una prima fare questa reazione sembrò giustificata oggi lo è sicuramente meno, grazie ad un'offerta che, con l'andare del tempo, non darà alcuno spazio ad una vera alternativa. Già oggi ci troviamo di fronte a promozioni che, da un'insegna all'altra, non offrono nessuna variante a quella già presente sul mercato, costringendo quindi le catene/negozi a puntare tutto sull'abbattimento dei prezzi di vendita al pubblico che, visti i ricarichi medi di settore, è la scelta commerciale più dannosa che potesse essere attuata, a maggior raggione se questa viene proposta da un mercato trade sempre più oppresso dalle politiche sleali della GDO/GDS.
Leggevo di recente un'editoriale online di Matteo Bonassi in cui viene analizzata positivamente la crescita di insegne trade alternative a quelle della grande distribuzione.
Purtroppo credo che nell'articolo venga ignorato proprio il concetto che ho descritto sopra, puntando invece il dito sul numero di punti vendita affiliati che si riuniscono sotto insegne comuni. La storia di questi ultimi anni ne è stata una conferma imbarazzante, con progetti come GameLife morto e risorto già due o tre volte, Sell-T di cui ora non si sente più parlare, Opengames che fa comunque capo ad un'azienda indipendente con i propri clienti e fornitori tanto da risultare concorrente alla propria stessa insegna o anche a Gamerush (alias Blockbuster) su cui i problemi finanziari ormai stranoti non sembrano incidere sul giudizio degli analisti di mercato.
Che alternative vere offrono queste realtà? Prodotti nuovi? No. Idee nuove? No. Contributi marketing e di fine anno? No. Marketing strategico? No. Campagne pubblicitarie/volantini su scala nazionale? No.
Offrono un magazzino centralizzato (positivo, questo è sicuramente da ammettere), assistenza e riassortimento prodotto (si può avere ugualmente anche senza affiliazioni particolari), prezzo d'acquisto migliore (forse, ma non dimentichiamo che si tratta di franchising, cosa che comporta un passaggio di acquisto in più con conseguente diminuzione del ricarico finale).
Eccola quindi la nostra alternativa, negozi tutti uguali con insegne diverse, tanto da arrivare presto a farsi concorrenza interna (Gamestop su tutti, sogno di vedere il giorno in cui raggiungeranno il grande target di 400 negozi), identica offerta e zero alternative!

martedì 26 gennaio 2010

Il Raduno dei Migliori


Una delle esperienze più paradossali alle quali ho preso parte è stata la fiera italiana dedicata all'incontro tra i vari distributori e produttori del mondo videoludico con i buyer di settore per discutere le novità in arrivo e pianificare così il target commerciale per i prossimi mesi. Si parte subito alla grande con la definizione classica della location, come ogni anno questa si tiene infatti in una classica città italiana chiamata........Cannes, sì avete capito bene, la mega riunione di condominio si tiene in Francia e prende il nome di IDEF, ovviamente il perchè di tale scelta ancora me la devono spiegare. Partiti di buon ora, in auto, per una strana coincidenza astrale alla guida della vettura ci si siede il sottoscritto, così come avevano fatto prima di me altri miei colleghi illustri, forse il nostro ex titolare ci aveva scambiati per autisti/magazzinieri (ma questa è un'altra storia), dopo alcune ore di viaggio si arriva sulla splendida Croisette dove piano piano prende corpo il programma di giornata e si inizia ad incontrare, in modo informale, parte della ciurma che andrà a prendere parte all'evento. Immaginatevi una serie infinia di nerd (non chiunque ci mancherebbe, anche se ad essere onesti un po' lo siamo tutti) che finalmente vede la luce del sole e sogna una serata fatta di alcool e sesso.
Il giorno dopo, la fiera ha finalmente inizio e viene a galla la prima splendida realtà, l'organizzazione fa pena, gli orari degli appuntamenti non vengono quasi mai rispettati, c'è chi furbescamente organizza presentazioni al bar o in bagno, di soppiatto, per evitare che quel buyer possa parlare con il distributore di turno e magari fregargli qualche fornitura. I pochi che rispettano gli orari sono ovviamente anche quelli che in linea di massima contano meno, vuoi mettere una catena di negozi contro un paio di buchi sparsi per la provincia bergamasca? Chi invece non si presenta proprio, o è in giro dietro qualche hostess (vedere un buyer di un'importante catena di negozi in cannottiera sporca, panza enorme ed accompagnatrice annessa non ha prezzo) o semplicemente non vuole vedere la tua faccia, perchè ovviamente in questo settore funziona spesso così.
Ero talmente sorpreso dalla situazione che non ho potuto far altro che confermare le mie impressioni anche ad un giornalista di una delle riviste di settore che seguono e spesso sponsorizzano l'evento. Risultato? Faccia assente e mezzo sorriso come per dire "tu non sai chi sono io", purtroppo più avanti capirò. Perchè poteva mancare il super concorso a premi per papponi organizzato proprio dalla suddetta rivista? Una scena deprimente, che non dimenticherò mai, una saletta dove amici e parenti si scambiavano pacche sul sedere e toccate di seno per ricevere premi che nessun'altro avrebbe mai potuto vincere, con una serie di comportamenti da "magna magna" che neanche l'epoca d'oro della DC potrebbe contrastare. Per i restanti due giorni ho purtroppo dovuto convivere con questa immagine negl'occhi con l'unica piccola consolazione che tra la massa, qualche personaggio serio e con un background culturare/lavorativo sopra la media, l'ho conosciuto.

Viva l'IDEF, viva i buyer!

lunedì 18 gennaio 2010

Le Tangenti del Nuovo Millennio

Non possono essere definiti in altro modo quegli aspetti della GDO/GDS che, per noi comuni mortali, vengono definiti contributi marketing e premi di fine anno. Concetti che ovviamente riguardano tutta la grande distribuzione organizzata, indipendentemente dal tipo di prodotto trattato. Di rencente è stato pubblicato un articolo sulla defunta rivista Game Pro in cui veniva analizzato il problema che affligge la distribuzione retail nei confrondi della GD, venivano descritti alcuni aspetti che personalmente ho reputato pertinenti ma che non spiegavano completamente la realtà dei fatti. I motivi per cui oggi aprire un negozio di videogiochi è un'impresa decisamente ardua sono molti, ma basta elencarne alcuni per capire come ad oggi non esiste una vera concorrenza di mercato ma una suddivisione dei profitti che molte volte, e paradossalmente, non arrivano dalla singola vendita di prodotto.
I contributi di cui parlo sono a tutti gli effetti tangenti che vengono "donate" inesorabilmente da qualsiasi produttore/distributore di prodotti che intende vendere la propria merce attraverso famose catene quali Media Markt, Euronics, Gamestop, Carrefour e chi ne ha più ne metta. Parliamo quindi di percentuale garantite di "premio" da corrispondere alla chiusura di ogni anno fiscale alla catena di turno per il semplice motivo che vi ha fatto il grande favore di vendere i vostri prodotti nei propri negozi, a questo aggiungiamo l'obbligatorio contributo marketing per favorire la visibilità della vostra merce all'interno degli store o tramite promozioni volantino/catalogo che, come è inevitabile che sia, non vedono produrre praticamente mai l'obiettivo che si erano previssati. A questo aggiungiamo il reso obbligatorio della merce invenduta ed eccoci spiegati il perchè molto spesso un negozio retail non ha possibilità di competizione nei confronti di queste strutture distributive non avendo i vantaggi di cui sopra e di come i guadagni effettivi in GD molto spesso arrivino per vie traverse.
La speranze ovviamente ci sono ancora, servire una zona ancora "incontaminata" senza quindi centri commerciali o store di catene varie, specializzarsi puntanto sulla competenza e professionalità cosa che praticamente manca sempre in GD e differenziarsi costantemente proponendo prodotti che difficilmente possono essere acquistati altrove in grado inoltre di creare quella fornitura costante di merce che spesso può fare la differenza. Certo sono solo pochi punti ma credo fortemente siano la base unica per contrastare una situazione di mercato che spero, in futuro, possa cambiare drasticamente per tornare ad avere una libera e corretta concorrenza di settore.

giovedì 7 gennaio 2010

Ritorno alle Origini

E' di qualche tempo fa la notizia, data in un editoriale, che dal mese di Gennaio la famosa testata The Game Machines smetterà di allegare giochi alla propria rivista. Ho letto con molto piacere le parole del giornalista e ho condiviso molti concetti da lui espressi, quando infatti diversi anni fa si decise di portare avanti questa scelta editoriale e commerciale non esitai, dopo pochi numeri, a smettere di acquistare quella che, personalmente, ritenevo la miglior rivista di settore in Italia. Pensai esattamente quello oggi viene scritto in questo editoriale e cioè che una rivista di videogiochi deve rimanere tale e non trasformarsi in un rivenditore/venditore di videogiochi, perchè è esattamente questo quello che era diventata The Game Machines e, prima ancora, Giochi per il mio Computer, vero precursore di questa pessima idea. Il risultato è stato ovviamente scontato, con una utenza più interessata al gioco allegato rispetto ai contenuti della rivista, con il rischio di vedersi abbassare costantemente la qualità di questi.
Mi auguro, prima di tutto, che questo non sia un caso isolato e che finalmente l'editoria videoludica, e le sue riviste, torni a fare quello che deve fare, occuparsi di videogiochi e del mondo (enorme) che vi ruota attorno. Inoltre, spero vivamente che questo stesso giornalismo si possa evolvere ed inizi, concretamente, a discutere ed analizzare non solo il prodotto videogioco in sè ma anche le meccaniche di mercato che ci ritroviamo oggi in Italia. E' questa forse la più grande lacuna informativa che il nostro giornalismo non ha ancora imparato a conoscere e diverse mie chiaccherate con qualche esponente di settore ne è stata una triste conferma. Ho, ad esempio, seguito da molto vicino la nascita di un portale come quello di Gamesvillage e non ho potuto far altro che notare una gestazione lunga, con idee commerciali interessanti che però volevano essere dirette e sviluppare da chi in realtà non aveva le reali conoscenze per farlo, dimostrando ulteriormente quelle lacune di cui parlavo prima. Ho sorriso di fronte agli ADV presenti all'interno di una rivista da me comunque molto apprezzata come Game Pro (ovviamente poi chiusa) in cui un "famoso" rivenditore di videogiochi pubblicizzava orgogliosamente la vendita di R4 per Nintendo Ds, e questo per diverse uscite mensili proprio mentre la casa di Mario faceva partire la solita (ma spesso inutile) campagna contro la pirateria su console.
Così come non posso smettere di domandarmi come mai molti giornalisti abbiano scoperto l'esistenza di negozi retail solo tramite Gamestop che è tutto tranne che l'icona della specializzazione di settore.
Come si suol dire chi vivrà, vedrà! Certo, TGM ha dalla sua il nome e la storia e se dovesse avere successo, credo che un po' di speranza per un futuro di settore più professionale possa nascere anche da queste iniziative.

lunedì 4 gennaio 2010

Avanti il Prossimo

Di ritorno dalla mia consueta gita in Polonia ho avuto la veloce occasione di passare alla Fnac e notare che anche l'ultimo baluardo contro la vendita di videogiochi usati era caduto. Da qualche tempo quindi anche la Fnac è entrara di prepotenza nel glorioso mondo dell'usato tanto odiato dalle software house del pianeta. Da utente finale ovviamente non posso che esserne felice anche se la questione prezzo di rivendita è tutta da verificare, per quello che ho potuto vedere direi che siamo su di un livello più ragionevole rispetto a Gamestop (vero massificatore dell'idea), allo stesso tempo però mi rendo conto che questa scelta non farà altro che accelerare il processo che porterà ad una diffusione sempre maggiore del digital delivery, pratica di vendita che personalmente non adoro (ovviamente riferito al mondo dei videogiochi) soprattutto in relazione al fatto che attualmente un gioco in digital delivery ha spesso un costo decisamente sproporzionato rispetto al prodotto che viene acquistato e non ne giustifica pienamente la scelta rispetto ad uno in "scatola". Sono ancora convinto che dovranno passare diversi anni prima che il fenomeno si espanda ulteriormente e, allo stesso tempo, sono certo che questo cambiamento non si rivelerà particolarmente vantaggioso dal punto di vista economico per l'utente finale.